Il 2015, come abbiamo avuto modo di anticipare, si appresta ad essere ricordato per essere l'anno che ha visto il più cospicuo numero di acquisizioni di alto livello nel settore informatico. Dopo aver assistito, tra i tanti, ai matrimoni tra Broadcom ed Avago (37 mld di dollari), Intel ed Altera (16,7 mld di dollari), NXP e Freescale (11,8 mld di dollari), assistiamo ora all'acquisizione di Fairchild (azienda storica del settore) da parte di ON Semiconductor. Si aspetat solo il via libera da parte del consiglio di amministrazione della Fairchild.
Lasciando da parte le motivazioni che hanno spinto ON ad acquisire Fairchild, per l'ennesima volta si ritrova sotto ai nostri occhi un modus operandi che in un'economia sana sarebbe vista con una certa apprensione.
Vediamo di ricapitolare. Broadcom acquisisce Avago portando i propri debiti di lungo periodo da 14 a 24 mld di dollari. Intel ha acquisito Altera, portando i propri debiti di lungo periodo da 12 a 20 mld di dollari. NXP, similmente, ha visto aumentare i propri debiti di lungo periodo da 4,1 mld a 5,3 mld di dollari (ed ha ceduto 113 milioni delle proprie azioni). Anche ON Semiconductor, avendo poco più di 500 mln di dollari in cassa, ha dovuto aumentare i propri debiti lunga scadenza per coprire i 2,4 mld di dollari necessari a chiudere l'acquisizione.
Se da un lato, quindi, queste acquisizioni permetteranno di migliorare l'offerta delle case (sia di quelle che hanno acquisito, sia di quelle che sono state acquisite), dall'altro lato questo debito che si è venuto a creare potrebbe essere di difficile copertura (un esempio famoso ci è dato dal matrimonio tra AMD ed ATI). Ad esempio, Avago quando era indipendente aveva un utile annuale di circa 5 mld di dollari, quindi questo significa che serviranno circa 8 anni a Broadcom per ripagarsi l'acquisizione (Ad Intel, per ripagarsi Altera, serviranno 9 anni).
In un mercato dove anche solo due anni sono un'era geologica, effettuare investimenti che necessitano di quasi 10 anni per risultare fruttuosi potrebbe risultare un azzardo. Gli analisti di mercato, comunque, sembrano non tenere conto di questo fattore, e se loro non si preoccupano, perché dovremmo farlo noi comuni mortali?