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Con lo sdoganamento degli SSD da periferiche di memorizzazione d'élite a periferiche di memorizzazione di massa, non solo i prezzi di questi sono diminuiti costantemente ed anche vigorosamente, in determinati frangenti, ma sono aumentate di pari passo sia le prestazioni sia l'affidabilità.

Oggigiorno, grazie agli avanzamenti tecnologici, grazie alle rinnovate economie di scala ed al successo commerciale di cui stanno godendo, gli SSD dei vari produttori tra loro si differenziano relativamente poco, a grandi linee, sia per quanto riguarda il prezzo, sia per le prestazioni, sia per l'affidabilità. A meno di non effettuare qualche benchmark ad hoc o di essere incappati in qualche partita o serie difettosa, raramente si può scorgere una reale differenza tra le diverse marche o i diversi modelli in commercio nell'utilizzo reale. Questo discorso, comunque, vale prettamente per l'utenza consumer, non certo quella professionale, la quale invece ha ben chiari i punti di forza o di debolezza dei modelli ad essa dedicati (e visti i prezzi in ballo, sarebbe insensato il contrario), eppure questo non significa che i produttori di SSD non stiano cercando di migliorare costantemente la propria offerta anche per le fasce più basse del mercato. Possiamo affermare che il mercato degli SSD si sta rapidamente trasformando in un campo di battaglia in cui pochi sopravvivranno.

 

Come i più attenti di voi avranno certamente notato, il numero di produttori di SSD sta rapidamente diminuendo, e questo per varie ragioni. La prima riguarda la discesa in campo degli stessi produttori di NAND Flash, i quali ora non si limitano a vendere le memorie a terzi, ma le vendono attraverso delle proprie linee di SSD (Toshiba, SanDisk, Samsung, SK Hynix, Micron, Intel). Questo permette ai produttori di NAND di avere un margine utile superiore rispetto a quello delle aziende che le NAND non le producono ma le devono acquistare, o di vendere gli SSD a prezzi più concorrenziali.

La seconda ragione di questa repentina contrazione nel numero di aziende è da imputare alla sempre più massiccia integrazione tra le varie componenti. Più in particolare, al fine di migliorare le prestazioni degli SSD e la longevità degli stessi, da qualche anno le case hanno iniziato a sviluppare Firmware, Software e NAND CTRL in casa, così da avere pieno controllo sul prodotto finito. Se questo da una parte ha permesso alle aziende più grandi di abbattere i costi e di migliorare la qualità dei prodotti, le aziende più piccole si sono trovate tagliate fuori da questa corsa all'ottimizzazione, eccessivamente esosa dal punto di vista finanziario, a causa della corsa alle acquisizioni di aziende specialiste in questo o quel settore.
Terzo fattore da considerare, è quello relativo alla rete distributiva. Le aziende più grandi, capaci di distribuire capillarmente i propri SSD, anche attraverso importanti contratti con gli OEM, sono in grado di assorbire prima, e meglio, i costi di produzione e di R&D dei nuovi modelli di SSD rispetto alle aziende più piccole.
Questi tre fattori, uniti, hanno permesso a poche case di imporsi nel mercato degli SSD, tagliando fuori (o assorbendo) quelle case che, visti i ridotti numeri di vendita, non potevano permettersi i più elevati costi di R&D. Sono poche le case che ancora riescono a tenere duro, e si tratta di quelle case in grado di muovere enormi quantità di pezzi, come ad esempio Kingston.