Il modello Fabless non è destinato a scomparire, tutt'altro. Sta resistendo da oltre due decenni e durerà ancora a lungo. A questo modello, però, potrebbe affiancarsene un secondo, ad esso complementare secondo molti analisti: la joint venture finanziaria.
A metà degli anni '90 si tentò una strada simile quando TSMC, Altera, Analog Devices, Silicon Integrated Solutions ed altre aziende Fabless formarono una joint venture, la Wafertech, con la conseguente costruzione di una Fab presso Camas, nello stato di Washington.
Le cose però non andarono secondo quanto previsto a causa dell'eccessiva concorrenza delle altre fonderie, ed oggi Wafertech è una sussidiaria di TSMC. Le altre case hanno ceduto le proprie partecipazioni.
Quelli erano anni di forte espansione, in cui i costi di Ricerca e Sviluppo erano coperti più che abbondantemente dalle vendite. Era, insomma, un periodo in cui essere Fabless non costituiva un handicap, grazie soprattutto al ristretto numero di processi produttivi.
Oggi, al contrario, la quantità di processi produttivi quasi non si conta. Oltre alla classica suddivisione dei nodi per dimensione (nanometri) vi sono altre differenziazioni, anche minime.
I 28nm di TSMC, ad esempio, si dividono nelle macro categorie High Power (GPU e CPU) e Low Power (SoC, ed latri chip a bassa richiesta energetica). Queste macro categorie si dividono in ulteriori microcategorie: CLN28HP(HKMG), CLN28HPM(HKMG), CLN28HPL(HKMG) e CLN28LP(SiON). La stessa cosa accade in GlobaFoundires, la quale ha processi produttivi sia SOI sia HKMG, sia a 32nm sia 28nm, sia con tecnologia FinFET sia senza.
Questa eccessiva offerta sta mettendo in crisi i reparti di R&D delle fonderie e non è un caso che TSMC abbia affermato che per i 20nm offrirà solo una versione di tale processo produttivo, utilizzabile sia per le GPU sia per i SoC. Anche GF sembra possa adottare una soluzione simile in futuro.
Alla luce di questi dati alcuni analisti credono che alcune case (tra cui dobbiamo citare anche AMD e nVidia) potrebbero avere interesse a creare una Joint Venture per realizzare un polo di fonderie, così da dividersi i costi di R&D e non sottostare alle scelte imposte a priori dalle altre fonderie. Tale soluzione permetterebbe non solo di evitare un crollo improvviso e non previsto della produzione, come sta avvenendo, ma permetterebbe anche un effettivo controllo di tutta la filiera produttiva, dalla progettazione alla commercializzazione.