Il CeBIT è sempre il CeBIT abbiamo scritto l'anno scorso, in quanto si stratta di un evento in grado di regalare notevoli soddisfazioni, sia per le aziende che vi approntano uno stand, sia per i giornalisti che lo visitano. Effettivamente, anche quest'anno, la fiera di Hannover si è dimostrata decisamente proficua, almeno per noi di B'n'C, in quanto ci ha permesso, sì di stringere altre importanti amicizie, ma anche e soprattutto di poter conoscere più approfonditamente il mercato IT, oggi protagonista di grandi cambiamenti.
Le aziende presenti erano numerosissime, e descriverle singolarmente sarebbe, se non impossibile, quantomeno difficilissimo, tanti erano i prodotti presentati ed esposti. Per questa ragione, attraverso questo speciale riepilogativo, vorremmo concentrarci su quattro case in particolare, quelle che più delle altre ci hanno fornito informazioni di spiccato interesse. In ordine alfabetico, eccole qui: AsRock Rack, OCZ, Shuttle e XMG.
A questo punto, non ci resta che iniziare il racconto.
AsRock Rack è la divisione Enterprise della conosciutissima AsRock. Nata nel 2013, in pochissimo tempo è divenuta il secondo partner mondiale di Intel nel mercato del Cloud Computing, dei Server ad Alta Densità ed dell'HPC. L'unica altra casa che può vantare un rapporto ancora più stretto è la statunitense SuperMicro, marchio storico del settore.
Intel, molto forte nei mercati occidentali (America del Nord ed Europa), ma debole nei mercati orientali, ha stretto una fortissima alleanza con AsRock Rack per cercare di attaccare questi ultimi in maniera aggressiva, al fine di anticipare i prodotti basati su ARM prossimi alla commercializzazione. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, il mercato di lancio dell'architettura ARM in ambiente Server sarà quello del Cloud Computing, ed Intel vuole stroncare sul nascere (o quantomeno rallentare) questa avanzata.
L'anno scorso, al CeBIT, abbiamo visto come AsRock fosse l'unica casa presente con numerosi sample funzionanti di Xeon Phi, nonostante la loro, all'epoca, rarità (Le uniche altre case che mostrarono alcuni Xeon Phi furono Fujitsu e SuperMicro, ma in minor numero). Anche quest'anno la casa asiatica si è fatta notare per essere l'unica azienda presente con un esemplare di Broadwell-DE (Xeon-D), la versione dei SoC Broadwell dedicata al mercato dei server ad alta densità e degli HPC ultra compatti (anche Fujitsu è stata scalzata da AsRock!). AsRock, infatti, ci tiene a rimarcare questo rapporto privilegiato con Intel: “What everyone won't miss is the latest launched D1500D4X, ASRock Rack is one of the two vendors to release the server level board features with Intel Xeon D1500 processors. It is a new generation SoC platform but yet with datacenter features. D1500D4X is a compact and power saving solution with high-end CPU”.
La veloce evoluzione del mercato Mobile, determinante per la crescita del settore del Cloud Compuntig, a quanto pare sta facendo saltare diverse storiche alleanze. Se la prima a scricchiolare, nel mercato consumer, è stata quella composta da Windows ed Intel (affettuosamente chiamata, Wintel), anche nel mercato Enterprise negli ultimi due anni si sta osservando una sequenza incredibile di colpi di scena.
Dell e HP si stanno spostando sempre più vigorosamente dalla parte di ARM (es. Project Moonshot), ed anche Gigabyte ha presentato alcuni modelli di schede madri con SoC ARM, mentre Windows sembra stia perdendo parecchi favori presso i produttori, a tutto vantaggio di Red Hat. Proprio la casa dal cappello rosso è divenuta un'altra preziosa alleata di AsRock Rack, soprattutto perché nei mercati asiatici, e in quello cinese in particolare, l'Open Source è visto più di buon occhio rispetto a quello Closed (ad esempio, Windows Server). Intel, AsRock Rack e Red Hat sembrano proprio affiatati, come è possibile osservare in questa pagina: “Using Red Hat Enterprise Linux Openstack Swift running on Intel Atom Processor based servers allows users to storage their data with lower power, at lower costs while ensuring data integrity, scalability and reliability!”.
In ultimo, AsRock Rack ha sfruttato la vetrina del CeBIT per presentare le prime schede madri in formato UATX (Micro-ATX) per Socket 2011-3, dedicate alla realizzazione di potenti server HPC compatti. Si tratta dei modelli EPC612D4U, EPC612D4U-8R e EPC612D4U-2T8R.
La casa statunitense, dopo essere stata acquisita da Toshiba, si sta scrollando finalmente di dosso la nomea di azienda produttrice di SSD poco affidabili e troppo costosi, a causa di una serie piuttosto sfortunata di commercializzazioni quando ancora era un marchio indipendente. Di questo abbiamo avuto conferma parlando direttamente con Marina Zec, Senior Marketing Manager per il mercato EMEA di OCZ, e con Bernd Peeters, Technical Marketing Manager di OCZ, proprio presso il padiglione della casa.
Il supporto di Toshiba, attraverso un'immensa rete distributiva e la fornitura su larga scala di NAND Flash di ottimo livello, sta permettendo ad OCZ di esprimere tutto il proprio potenziale senza dover preoccuparsi eccessivamente di eventuali problemi minori, quali ad esempio le spese di R&D. Proprio per questo OCZ ha intenzione di puntare maggiormente al settore Enterprise, il cui mercato è in grado di garantire utili decisamente più elevati rispetto a quello consumer (quest'ultimo, comunque, rimarrà prioritario per OCZ per una questione d'immagine).
Il fatto di poter produrre in casa un SSD nella sua interezza (Firmware, Software, CTRL NAND e NAND Flash) rende la casa statunitense, insieme ad Intel, l'unica in grado di poter offrire un prodotto ottimizzato al 100% secondo i propri desideri e secondo i desideri dei clienti. Questo garantisce ad OCZ di poter incrociare perfettamente le richieste del mercato, al contempo offrendo un prodotto meno costoso da produrre rispetto ai concorrenti. Questo garantisce alla controllata di Toshiba l'opportunità di poter giocare maggiormente sul prezzo: se c'è poca concorrenza può tenere il prezzo elevato, massimizzando gli utili, mentre se la concorrenza si fa elevata, può abbassare il prezzo più degli avversari, i quali spesso sono costretti a comprare all'estero o le NAND Flash o il CTRL NAND o il Firmware o il Software. In entrambi i casi, OCZ è in vantaggio, e per lei si tratta di un Win-Win.
Alcuni SSD che compongono l'offerta Enterprise di OCZ
Proprio per attaccare il mercato Enterprise, OCZ ha presentato i nuovi SSD Intrepid 3000, con capacità fino a 2 TB. Come abbiamo avuto modo di affermare poco sopra, OCZ cerca di venire incontro alle esigenze della clientela, visto che i costi di produzione sono limitati, avendo tutto in casa: “Datacenter customers have asked for larger solid state drives that do not make any sacrifices in performance or endurance to address the need to manage the ever growing amounts of data being generated by today’s computing environments”.
A confermare questa visione, ci ha pensato Arnaud Bonvalert, General Manager - Storage Peripherals Division di Toshiba, incontrato in un'altra occasione, ma sempre al CeBIT di quest'anno. Arnaud ha esplicitato con ancora più candore (o si tratta forse di alterigia?) quando ci è stato detto da Marina e Bernd. Alla nostra domanda sul perché Toshiba tardi nel commercializzare degli SSD concorrenziali, e sul perché continui a produrre SSHD, nonostante la tiepida accoglienza, ha affermato: “Toshiba in questo momento ha OCZ per il mercato degli SSD di massa, ed inoltre vende NAND Flash a mezzo mondo. Il tenere in commercio gli SSHD, inoltre, non è una spesa, in quanto è un prodotto completamente fatto in casa (Toshiba produce anche HDD, ndr), per cui ogni unità venduta porta utili. Il nostro obiettivo non è quello di commercializzare per primi i prodotti, ma essere pronti a commercializzare i prodotti di successo in massa. Noi abbiamo la forza produttiva per sfiancare gli eventuali concorrenti, per cui della tempistica ci importa relativamente. Per questo stiamo per immettere nel mercato degli SSD economici con NAND Flash TLC: per invaderlo”.
A questo punto sarà chiaro a tutti del perché i protagonisti nel mercato degli SSD stanno diminuendo tanto in fretta di numero, e perché oggi possiamo affermare che le uniche case con un futuro certo sono Crucial (Micron), Kingston, OCZ (Toshiba), San Disk e Samsung. In un certo qual modo, è la stessa strategia che Intel ha applicato negli anni '90 per far fuori Cyrix, IDT, Rise, Transmeta e le altre case produttrici di CPU x86.
Shuttle Computer è stata pioniera nel mercato dei PC Barebone e Mini PC, ed ancora oggi è una dei leader incontrastati, in quanto ad innovazione, in tale settore. Negli ultimi anni abbiamo recensito diversi prodotti della casa taiwanese (con sede anche in Germania): l'XPC SZ77R5, l'XPC XS35GT2, l'XS35GTA V3, il DS47 ed il DS437T. In tutti i casi siamo rimasti piacevolmente colpiti sia dalla qualità costruttiva sia dall'ottimo rapporto prezzo/prestazioni offerto.
Quest'anno, al CeBIT, Shuttle non solo ha portato buona parte del proprio portfolio prodotti, ma ha presentato anche una piacevole novità, il MiniPC DS57U5, un piccolo gioiello ingegneristico: in uno chassis di appena 200(L) x 165(W) x 39.5(H) mm riesce a trovare posto un SoC i5 5200U dissipato in maniera completamente passiva (qui il link alla nostra news)!
Oltre ai Mini PC, nello stand di Shuttle anche i classici e storici Barebone facevano bella mostra di sé. I modelli SZ87R6 e SH97R6, dedicati in particolare ai videogiocatori, con installata una GeForce GTX980, dimostrano come si possa creare una perfetta configurazione da gaming senza diventare pazzi nella scelta della componentistica, rimanendo comunque entro un budget umano. L'SH97R6, dotato di alimentatore SFX da 300W 80+ Bronze e di una scheda madre con chipset H97, ha un prezzo di listino di appena 298 Euro Iva inclusa.
L'SZ87R6, equipaggiato con l'alimentatore da 500W 80+ Bronze e una GeForce 980
Incuriositi dalle politiche commerciali della casa taiwanese, relativamente a questi piccoli capolavori, con Christian Scheibel, PR Manager di Shuttle Computer, è saltato fuori un argomento che al CeBIT abbiamo incontrato spesso: il mercato informatico italiano è un mercato anomalo.
Nonostante Shuttle abbia un ottimo successo in Germania, in Francia, in Gran Bretagna e, in generale, in tutta Europa, in Italia non è mai riuscita a sfondare nell'arco degli ultimi 15 anni. Sfortunatamente, un problema comune a molte aziende, come ci hanno confermato alcuni dirigenti di Chieftech, ECS e Inter-Tech: il cliente italiano compra un prodotto informatico basandosi non sulle reali caratteristiche dello stesso, ma sul brand. Più il brand è famoso, minori domande sull'effettiva qualità del prodotto si pone il compratore. Sebbene questo sia un modo d'agire più o meno comune in tutto il mondo, in Italia questo è però molto più spiccato, tanto che diverse case (come quelle già citate) hanno deciso di snobbare quasi completamente il nostro mercato.
Personalmente, dopo aver lavorato per molti anni nei centri commerciali, questo fatto non mi ha meravigliato più di tanto: non sapete quante mogli comprano un televisore Samsung di fascia bassa solo perché il design si abbina perfettamente al salotto di casa. E chissenefrega della qualità dell'immagine …
E così, mentre la paccottiglia è sempre disponibile in grandi quantità, prodotti ottimi come quelli di Shuttle, Chieftech, ECS o Inter-Tech si faticano a trovare. Shuttle, comunque, non si darà per vinta, quindi aspettatevi le recensioni di alcuni fantastici prodotti nell'arco delle prossime settimane. ;)
Le più recenti ricerche di mercato confermano che il mercato del videogaming per PC sta subendo una spaccatura oramai insanabile: da una parte i casual gamer, quelli che giocano su Facebook o con i browser game, e dell'altra gli hardcore gamer, quelli che per comprarsi l'ultima scheda video venderebbero anche la propria madre, se fosse legale.
Per venire incontro a quest'ultima tipologia di clienti, sempre più numerosa e spendacciona, molte case hanno sviluppato linee di prodotti esclusivi ma, spesso, eccessivamente costosi per quanto offrono. Pensiamo alla serie ROG di Asus o ai portatili da gioco di Alienware. Proprio l'elevato prezzo, unito ad una qualità costruttiva o ad un supporto tecnico non sempre all'altezza, non ha ancora permesso lo sdoganamento completo di questa tipologia di prodotti presso l'utenza meno danarosa, quella che sì vorrebbe possedere qualcosa di simile, ma che al contempo non vuole ritrovarsi con una semplice versione più colorata e più costosa di un normale prodotto. Pensiamo, a tal proposito, ai prodotti commercializzati con il brand “Fatal1ty” di AsRock.
Schenker Technologies, azienda veterana nel settore dei PC da oltre due decenni, ha deciso di offrire proprio a quella clientela la possibilità di avere prodotto in grado di coniugare affidabilità, qualità, potenza e, soprattutto, unicità, senza per questo doversi svenare. Al pari di quanto accade nel mercato automobilistico, dove solo le grandi marche offrono la completa personalizzazione del mezzo, addirittura permettendo la creazione di un sedile di guida su misura, anche XMG, divisione gaming di Schenker Technologies, si contraddistingue rispetto alla massa grazie alla completa personalizzazione permessa. A questo punto, non si tratta più di un prodotto di massa, ma quasi di un prodotto artigianale. Un'affermazione forte, forse azzardata, ma non del tutto errata. Vediamo di analizzare il perché.
Grazie ad un'offerta estremamente varia, l'utente è in grado di creare il proprio Notebook o PC Barebone partendo da una base già estremamente potente e bilanciata. Parlando dei Notebook, l'offerta si articola su più linee di prodotto: si parte dalla linea base, la Advanced, e si prosegue per quelle più avanzate (Core ed Ultimate), fino a giungere a quella dedicata ai palati più esigenti, la Pro-Series. Le personalizzazioni coprono qualsiasi aspetto del Notebook: dallo schermo (minimo Full-HD!) agli hard disk, dalla scheda video alla memoria RAM, giù giù fino alla scheda di rete. Ogni cosa può essere modificata, ed una volta decisa la configurazione, il proprio PC verrà assemblato da un tecnico specializzato. Sul sito, infatti, possiamo leggere: Assembled in Germany. Non vi è una catena di montaggio classica, come accade anche per i portatili della serie ROG, ed è proprio per questo che poco fa ho parlato di un prodotto quasi artigianale: non è come montarsi da sé il proprio PC Desktop, ma ci andiamo vicini.
Qui il sito ufficiale: http://www.xmg.gg
Unica nota negativa in tutto questo, come ci ha comunicato Franz Postulka, PR Manager di XMG, è la mancanza di un store italiano, ma come abbiamo avuto modo di leggere nella pagina precedente, questo è da ricercarsi nella particolarità del mercato nostrano. Nel caso vogliate conoscere di più riguardo i prodotti di XMG, guardate la nostra video intervista al gentilissimo Franz, registrata in quel di Hannover.
Questo riassunto del CeBIT ho deciso di realizzarlo in maniera atipica, come scritto nell'incipit, descrivendo quanto si è visto e si è detto presso gli stand di quattro aziende. Non si è scelto di procedere così per pigrizia o perché si era a corto di materiale da pubblicare, quanto perché sono le quattro case che più mi hanno dato da pensare, direttamente ed indirettamente.
Grazie ad AsRock, ho avuto la conferma che ARM fa davvero paura ad Intel. Le storiche partner Dell, HP e Fujitsu-Oracle, dopo aver abbracciato più o meno ardentemente l'architettura ARM, sembrano non essere più nelle grazie della casa di Santa Clara, e questo potrebbe portare a nuovi interessanti risvolti nel prossimo futuro. Nel mentre va notato che SuperMicro e AsRock Rack si stanno rivelando gli unici veri alleati di Intel nel mercato Server, in quanto offrono una linea di prodotti ancora 100% x86 (o ARM-Free).
OCZ e Toshiba hanno confermato una visione comune a molti analisti di mercato, e cioè che il numero di case attive nel settore degli SSD diminuirà con estrema velocità, portando ad una situazione che sa di già visto. Come nel mercato degli HDD ci si è ridotti a quattro case (WD, HGST, Seagate e Toshiba), anche nel mercato degli SSD si giungerà ad una situazione simile. L'unica domanda da porsi è: quando si materializzerà questo scenario?
La chiaccherata con Christian, presso lo stand di Shuttle, ha confermato nuovamente i miei timori riguardo la mancanza di interesse che il mercato italiano è in grado di generare presso le aziende estere. L'elevata ignoranza (siamo un paese con uno spiccato analfabetismo di ritorno), la pigrizia culturale (ci informiamo poco, ed infatti siamo uno dei paesi dove si leggono meno quotidiani e libri) e la propensione a fare uno smodato tifo da stadio per qualsiasi cosa (basta osservare l'ambito politico) sono tutte caratteristiche che bloccano sul nascere qualsiasi tentativo di inserimento da parte di moltissime aziende straniere, in quanto si dovrebbe spendere eccessivamente nel Marketing senza essere sicuri di un ritorno economico.
In ultimo, XMG mi ha fatto conoscere una realtà di cui non ero informato, e di questo ringrazio Vincenzo, mio compagno di viaggio ad Hannover, per avermi convinto a visitare il loro stand. Anche in Europa abbiamo un brand in grado di rivaleggiare con quelli statunitensi e asiatici nel settore dei PC da gioco. Di una cosa, però, non sono sorpreso, e cioè che questa casa ha sede in Germania. Chi vuol intendere intenda.