Come avrete sicuramente intuito, sia da questo articolo sia da quello precedente, non solo molto fiducioso riguardo questa riforma. E' vero, dobbiamo ancora osservare il punto di vista delle case editrici, e lo faremo in un terzo articolo, ma se il buongiorno si vede dal mattino, oggi non è una bella giornata.
Dell e Samsung hanno un catalogo di tutto rispetto per l'ambito scolastico (servizi Cloud e di condivisione molto completi, tablet e notebook di qualità, oltre ad idee di grande interesse), ma l'infrastruttura scadente delle scuole italiane potrebbe limitarne le potenzialità (senza ADSL non si condivide nulla, ad esempio). Anche il supporto offerto è di ottimo livello, ma si ferma ad un supporto “aziendale”, se mi passate il termine. Si spiega all'insegnante come utilizzare i prodotti, il loro funzionamento e le loro caratteristiche, ma manca completamente la parte Pedagogica. D'altra parte non ci si può certamente aspettare che una multinazionale IT si carichi sulle spalle i doveri del Ministero dell'Istruzione e degli enti, pubblici e privati, preposti a ciò.
Da quest'ultimo punto di vista Indire e DIDATEC sono completamente fuori strada nella propria offerta formativa e lo si vede già dai terminali utilizzati, prevalentemente Apple. Non ho nulla contro la casa di Cupertino in tale ambito, ma fa specie osservare come i professori, delegati alla formazione degli insegnanti per questa riforma, utilizzino i terminali con il minor supporto alla didattica sul mercato. Un iPad è incompatibile con la maggior parte degli altri terminali, è limitato nella condivisione (BT, porte USB, ecc), offre un supporto scadentissimo alla suite Office di Microsoft, è costosissimo e soprattutto ha il SO più chiuso dell'universo.
La scuola dovrebbe essere condivisione, libertà e uguaglianza. Come può la scuola essere tale se agli insegnanti viene implicitamente inculcato il credo secondo il quale un prodotto alla moda e costoso è quello migliore? Conosco fin troppi Professori universitari che condividono le proprie lezioni su iTunes. E chi usa Android? O GNU/Linux? Perché dovrei installare iTunes, un'applicazione prettamente commerciale e proprietaria, per CONDIVIDERE il sapere libero?
Essere digitali non significa utilizzare le tecnologie digitali per sembrare moderno o alla moda. Significa comprendere come queste tecnologie possono essere utilizzate al meglio. Non è la singola applicazione o funzione a rendere quel determinato terminale necessario. Al massimo può renderlo più utile. Andrebbe utilizzato il tablet meno costoso per formare questi insegnanti, e da quel tablet dovrebbero trarre il meglio. Il recente Progetto Tablet School va in questa direzione, ma gli interventi che vi sono stati alla conferenza del 5 aprile di quest'anno sono stati, dal mio punto di vista, eccessivamente generalisti anche da parte dei ragazzi (infarciti fino alle orecchie del marketing delle grandi case, inutile nasconderlo). Possibile che nessuno di quei ragazzi videogiochi o voglia utilizzare un videogioco per studiare? Spero nella conferenza di novembre di vedere qualcosa di realmente interessante.
Il tablet, in conclusione, deve essere visto come un mezzo per migliorare la didattica, non per fare didattica, e da questo punto di vista sia Dell sia Samsung sono concordi e lo hanno affermato più volte. Il problema sarà farlo capire al corpo docente. Gli studenti devono vederlo come UN mezzo per migliorare le proprie capacità, non come IL mezzo per migliorarle. Proprio come per la mitragliatrice. Non sarebbe dovuto essere IL mezzo per vincere la guerra, ma UN mezzo per vincerla. L'Italia deve trovare una propria strada ad un utilizzo degli strumenti digitali, compatibile con la propria Storia.
Oppure rischieremo di ridurre i nostri figli come Tornado92, un "Born Mobol". Lo vogliamo davvero?