Il grande quesito che si stanno ponendo moltissimi utenti è proprio questo. Il passaggio da Sandy Bridge ad Ivy bridge ha lasciato con l’amaro in bocca tante persone, abituate a grandi salti prestazionali tra una generazione ed un’altra. Haswell, quindi, porta sulle spalle anche questo onere: far dimenticare il confronto tra Sandy Bridge ed Ivy Bridge.
Da questo punto di vista sembra che Intel stia operando nel modo giusto, se andiamo ad analizzare anche la situazione di mercato. Haswell integrerà un’evoluzione delle istruzioni AVX (Advanced Vector Extensions), chiamate AVX2, o più simpaticamente Haswell New Instructions, le quali, tra l’altro, estenderanno a 256-bit le SIMD. Inoltre verrà utilizzata la tecnologia Transactional Memory, così da migliorare notevolmente la gestione multi-threading della CPU.
Queste novità, secondo quanto affermato da Intel, renderanno Haswell almeno il doppio più veloce di Ivy Bridge a parità di frequenza e core nei calcoli in virgola mobile e con programmi pesantemente multi-threading. Un notevole boost che si è reso necessario per chiudere la breccia aperta da un nuovo concorrente (oltre ad ARM): nVidia.
Kepler, e nel 2014 Maxwell, sono architetture destinate ad avere un grande impatto nei server dedicati ad elaborare una gran mole di dati (server militari, di centri scientifici, geologici, ecc.) e nelle loro declinazioni Tesla potrebbero soverchiare, se non soppiantare completamente, le costose (e remunerative) CPU Xeon di Intel.
Per evitare questo Intel non solo ha presentato Xeon Phi, rispolverando Larrabee, ma in futuro dovrà cercare di rendere ancora appetibili le proprie CPU. Nvidia, con il “Project Denver”, sta cercando non solo di realizzare un completo ecosistema consumer, come molti credono, ma anche una piattaforma economica ed efficiente su cui poter montare le proprie schede Tesla: se a qualcuno interessano queste ultime, perché spendere tanti soldi per una piattaforma Xeon?
Gli utenti PC, quindi, possono dormire sonni tranquilli, Haswell detronizzerà Ivy Bridge, a meno di gravi problemi con il processo produttivo.