Recentemente sono stati pubblicati alcuni benchmark che vedono quale protagonista la CPU russa Baikal-S di fascia Enterprise, caratterizzata dall'utilizzo di 48 core Cortex-A75 e del processo produttivo 16nm FinFET. Si tratta di un processore realizzato completamente in Russia e che ha quale obiettivo, per la Federazione Russa, quello di non dipendere ulteriormente dalle aziende occidentali.
Sebbene a prima vista, dai benchmark pubblicati, la CPU in oggetto non sembri essere al passo con i tempi, bisogna considerarla nel suo insieme per arrivare ad una conclusione oggettiva. I 48 core integrati (in 12 cluster da 4 core ognuno) sono realizzati sfruttando come base il Cortex-A75 di ARM, una uArch lanciata nel 2017 e studiata per battagliare nella fascia media delle CPU a bassissimo consumo. Il processo produttivo scelto, i 16nm FinFET, è il migliore disponibile presso SMIC, l'unica fonderia che al momento è disponibile per produrre le CPU Baikal-S (La CPU doveva essere prodotta presso TSMC, ma a causa della guerra in Ucraina la produzione verrà spostata in Cina). Si tratta di un nodo ormai matura, caratterizzato da un'ottima resa ed in grado di permettere frequenze di funzionamento di tuto rispetto, in relazione all'uArch Cortex-A75 utilizzata. Grazie all'utilizzo di una uArch a basso consumo ed ai 16nm FinFET, il TDP della CPU (modello Baikal BE-S1000) è limitato ad appena 120W, con una frequenza massima di 2.5 GHz.
La memoria massima supportata è pari a 768GB di DDR4 fino alla frequenza massimo da 3200 MHz. L'IMC supporta sei canali (six channel), ognuno dei quali supporta fino a 128GB. Più che discrete le funzionalità I/O integrate: 80 linee PCI-E 4.0, due porte Ethernet GBit e un CTRL USB 2.0. Il Die Size è pari a 607 mm2.
Nel complesso si tratta di un processore di fascia Enteprise più che onesto in relazione ai consumi e la processo produttivo utilizzato. Sicuramente non i grado di rivaleggiare con quanto oggi AMD e Intel possono mettere in campo, ma più che sufficiente, se prodotto in quantità, per realizzare degli HPC di buon livello, al pari di quelli realizzati in occidente attorno al 2015 (d'altra parte la maggior quantità di HPC oggi in uso, nei principali centri di ricerca, sono stati realizzati durante questo periodo).