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Conclusioni

Lo sforzo dei produttori di schede madri nel proporre nuove tecniche e metodologie capaci di garantire prestazioni più elevate per tutti e senza dover spendere ulteriori soldi nell'acquisto di componenti più performanti è certamente da premiare. Chi non ama simili tecnologie semplicemente può evitare di applicarle: chi invece pensa che possano avere una certa utilità sia nell'utilizzo quotidiano che come base di partenza per poi applicare manualmente ulteriori ottimizzazioni ha effettivamente compreso il loro scopo ultimo.

Purtroppo, però, non in tutti i casi si riescono ad ottenere vantaggi tangibili. Le tre schede madri utilizzate per le prove hanno mostrato un livello di overclock ben differente l'una dall'altra. La soluzione ASUS è quella che ha ottenuto il margine più elevato nella frequenza della CPU disattivando il Turbo Boost e modificando sia il moltiplicatore che la frequenza di bus. La scheda è rimasta invece molto più conservativa sulle memorie. Ad essa è seguita la scheda Gigabyte che ha applicato un incremento della frequenza della CPU quasi pari a quello della ASUS (spingendo sia sul moltiplicatore che sulla frequenza di riferimento). Infine la tecnologia OCGenie di MSI che ha privilegiato l'overclock delle memorie, lasciando il bus a default e innalzando il solo moltiplicatore della CPU.

In tutti i casi la buona notizia è che mai abbiamo notato problemi di stabilità utilizzando, per di più, il dissipatore standard offerto da Intel che ben sappiamo non essere certo la migliore soluzione da overclock. Unico caso strano è stato quello rilevato con il tool di transcodifica video Handbrake che ha reagito quasi in maniera contraria a quanto ci saremmo attesi.

La modalità di attivazione della tecnologia di Auto Overclock premia ASUS ed MSI che permettono di farlo da un tasto presente sulla scheda madre o da una voce del bios in pochissimo tempo (un secondo o meno) oppure da Windows utilizzando apposito software: per la scheda Gigabyte è invece possibile agire solo via software da Windows attraverso una procedura che richiede un tempo non trascurabile dell'ordine di qualche decina di minuti.

Considerando tutte le variabili in gioco chi ne esce vincitore è ASUS che è riuscita ad abbinare flessibilità, stabilità ed efficienza all'interno di una singola tecnica di overclock automatico.