Evidentemente le vendite delle licenze delle GPU Kepler in ambito Mobile non stanno andando bene come previsto, così come le vendite dei SoC Tegra, quindi nVidia cerca di copiare la strategia messa in campo da Rambus all'inizio del primo decennio del 2000, dopo che le proprie RIMM furono detronizzate (e ridicolizzate) dalle molto più economiche DDR: citare in giudizio, per infrazione di brevetti, la maggior parte delle case produttrici dei prodotti concorrenti, chiedendone il conseguente ban dai mercati.
Oggi, infatti, assistiamo ad una situazione simile, con nVidia occupata a citare, per il momento, Samsung e Qualcomm, ree di aver infranto dei brevetti relativi al disegno delle GPU. NVidia contesta alle due case di realizzare (nel caso di Qualcomm, Adreno) o utilizzare (nel caso di Samsung, le GPU PowerVR e Mali) GPU che ricordano il disegno delle proprie Kepler, come scrive nVidia sul proprio blog: “Those patents include our foundational invention, the GPU, which puts onto a single chip all the functions necessary to process graphics and light up screens; our invention of programmable shading, which allows non-experts to program sophisticated graphics; our invention of unified shaders, which allow every processing unit in the GPU to be used for different purposes; and our invention of multithreaded parallel processing in GPUs, which enables processing to occur concurrently on separate threads while accessing the same memory and other resources”.
Questa tipologia di cause, solitamente, vengono perpetuate o da singoli mitomani o da aziende sull'orlo del fallimento. Possiamo citare, per il primo caso, Gil Hyatt, il quale nel 1990 fece causa ad Intel, IBM, Texas Instruments ed altre case, affermando di essere il padre delle moderne CPU (qui potete leggere il nostro articolo a riguardo), e per il secondo caso proprio Rambus.
Tornando a nVidia, sorprende il fatto che non vengano citate Apple, AMD ed Intel, case che utilizzano da anni le tecnologie citate nello stralcio da noi riportato. Se per Intel la spiegazione della non-citazione si può trovare nell'accordo di cross-licensing firmato alcuni anni fa, per le altre due case si entra nel paradosso. E perché non citare direttamente Imagination Technologies, creatrice delle GPU PowerVR, e ARMh, creatrice delle Mali, invece della cliente Samsung? Un motivo potrebbe essere il fatto che nVidia acquista le licenze dei core ARM per produrre i SoC Tegra da ARMh, e che Apple è un'ottima cliente delle proprie GPU. Fare causa ad ARMh e Apple, quindi, sarebbe più un autogol che altro (questa strategia ricorda molto quella di MS nei confronti di Android: non fare causa direttamente a Google, ma alle case che lo utilizzano nei propri Smartphone e Tablet). NVidia non ha invece nessun rapporto particolarmente stretto con Samsung e Qualcomm, e quindi può sperare di guadagnarci qualcosa.
Parlando poi dei brevetti in sé, come si può richiedere il pizzo per il multithread, inventato da IBM negli anni '60? Prendendo spunto da Techspot, e più in particolare dall'articolo “History of the GPU”, appare possibile che nVidia non stia tanto cercando di farsi pagare i brevetti citati, quanto l'utilizzo dell'acronimo “GPU”, reso famoso proprio dal reparto marketing della casa del camaleonte, come l'acronimo “APU” è stato reso famoso da AMD.