Ann Armstrong, Joseph Mueller e Timothy Syrett hanno recentemente pubblicato uno studio che dimostra come i produttori di Smartphone spendano una vera e propria fortuna per pagare royalty relative a brevetti anche di dubbia valenza. Questo viene fatto per evitare lunghe cause in tribunale, che potrebbero rallentare la commercializzazione di un prodotto o aumentare ancora di più i costi di commercializzazione (ad esempio, i produttori di Smartphone Android pagano royalty a Microsoft sull'unghia proprio per questo motivo).

 

 

Le cifre sborsate per pagare la licenza di questi brevetti possono raggiungere vette incredibili, soprattutto se consideriamo terminali che integrano molte funzioni. In tal caso, il numero di licenze da acquistare si alza notevolmente, e così i costi, come è scritto nello studio in oggetto: “This article is intended to provide insight into the royalty stack that smartphone suppliers face. The data show that royalty stacking is not merely a theoretical concern. Indeed, setting aside off-sets such as “payments” made in the form of cross-licenses and patent exhaustion arising from licensed sales by component suppliers, we estimate potential patent royalties in excess of $120 on a hypothetical $400 smartphone—which is almost equal to the cost of device’s components. Thus, the smartphone royalty stack across standardized and non-standardized technology is significant, and those costs may be undermining industry profitability—and, in turn, diminishing incentives to invest and compete”.

I tre ricercatori, per dimostrare questo assunto, hanno esemplificato prendendo quale oggetto di studio più specifico i Modem LTE. Se il chip che integra le funzioni di Modem LTE costa solamente tra i 10 e i 13 dollari, le royalty da pagare per integrare effettivamente le funzioni LTE nello Smartphone possono raggiungere l'incredibile cifra di 60 dollari! (Valore calcolato assumendo che si sta parlando di uno Smartphone da 400$ con un mercato di 30 milioni di unità all'anno vendute; vedere pag. 3)

Per questo motivo, molte case si mettono d'accordo per condividere i propri brevetti (se si possiedono), invece di pagarseli a vicenda, così da limitare il costo del prodotto, ma capita con una discreta frequenza che molte case evitino del tutto di pagare queste licenze, sperando che la causa in tribunale si prolunghi all'infinito o si concluda in un nulla di fatto, nel caso si passi alle vie legali. Non è un caso che dal 2010 (anno del boom degli Smartphone), le cause annuali negli U.S.A. relative all'utilizzo non concordato di brevetti siano aumentate da circa 2.500 (2009) a quasi 6.000 (2013).

Lo studio si conclude affermando che le piccole compagnie, non avendo brevetti da condividere, hanno minori possibilità di realizzare terminali concorrenziali dal punto di vista delle prezzo, e che questo mercato potrebbe, nel corso degli anni, vedere una diminuzione delle compagnie attive. Solo quelle compagnie che possiedono brevetti da barattare, o che riescono a vendere milioni di Smartphone ogni anno, potranno continuare ad operare in un mercato tanto esoso dal punto di vista delle licenze.