Le case automobilistiche americane sono quelle che per prime hanno subito il contraccolpo di una gestione privatistica dei fondi pensione, in quanto sono le aziende statunitensi che da sempre hanno avuto il maggior numero di dipendenti. Vivendo sempre più a lungo, ed aumentando di numero, i pensionati hanno eroso in poco tempo i fondi delle case come General Motors, Ford e Chrysler. La crisi economica che ha colpito il pianeta è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, non la causa principale di questi default. I pensionati, nel 2007, costavano 39 mld di dollati a GM, su un fatturato totale di 130 mld. Un'enormità.
IBM, dopo aver osservato le cause e gli effetti di questa situazione, ha deciso di correre ai ripari modificando per tempo i piani pensionistici dei propri dipendenti, anche di quelli che già sono in pensione. Secondo quanto riporta la testata Examiner il fondo pensione di IBM, se non verrà preso nessun provvedimento, triplicherà entro il 2020, portando Big Blue ad una situazione di quasi non ritorno, al pari di GM e delle altre cause automobilistiche.
IBM, quindi, si appresta a modificare soprattutto i piani relativi all'assistenza medica (gratuita e di alto livello) di cui stanno usufruendo tutti gli ex-dipendenti. Questi ultimi sono scettici riguardo tale riforma. IBM afferma che i servizi saranno mantenuti sui medesimi standard, ma ad un costo minore: possibile che si sia trovata la formula per far quadrare il cerchio? Tutti, a riguardo, sono scettici, meno i dirigenti del colosso statunitense: “IBM wants to explain that the new plan will actually offer up health benefits at possibly lower costs and some that weren't even available on the company's group plans”.