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E' vero, il CeBIT sarebbe potuto essere migliore, inutile negarlo. Alcune case di spicco erano assenti, novità eclatanti non sono state presentate, e i ristoranti della zona fieristica non è che offrissero tutta questa bontà gastronomica (anche se mi sono fatto una cultura di würstel e salsicce da non sottovalutare!).

Nonostante questo abbiamo potuto constatare con mano, parlando direttamente con i protagonisti, dove il mercato informatico mondiale si sta dirigendo e, sebbene personalmente non mi piaccia, lo sta facendo a gran velocità!

Perché non mi piace? Perché la grande novità, il grande protagonista futuro, il Cloud Computing, renderà sempre meno personali i propri dati, le proprie informazioni. Non per colpa dello strumento in sé, ma dell'utilizzatore finale. Sarà possibile proteggere i propri dati con password, algoritmi di criptaggio, e chissà cos'altro, ma sarà sempre e comunque tutto lì, in rete, e, senza un'educazione digitale svolta come si deve, rischiamo di trasformare Internet in un ricettacolo di dati sensibili di facile lettura. La velocità con cui si sta compiendo questo passo è incredibile, e se già pensiamo a come oggi le persone non riescano ad usare con razionalità strumenti semplici quali sono Facebook e i social network minori, c'è da mettersi le mani nei capelli.
Questo è il punto più oscuro che è emerso dal CeBIT, ma altri meno terrorizzanti, ed anzi simpatici, non sono mancati. La guerra tra ISA per processori sembra non sarà un solo gioco a due tra x86 (Intel) ed ARM ma a tre, con l'arrivo di MIPS (Imagination Technologies). Questo potrebbe far aumentare ancora più velocemente il ritmo di innovazione tecnologica, sia dal punto di vista hardware, sia dal punto di vista software.

Mi ricordo come fosse ieri quando acquistai Dragon Naturally Speaking 10 per 200 euro: dovetti perdere due ore per settare il programma di dettatura in modo che riconoscesse perfettamente la mia voce. Era il 2009. Oggi, su smartphone, appena 5 anni dopo, è possibile scrivere un messaggio sotto dettatura vocale, d'emblée, senza nessun setup preventivo, e senza dover comprare nessun software di terze parti!

Cosa ci aspetta quindi il futuro? Probabilmente un mercato PC/x86 in ancora più pesante contrazione rispetto a quanto non sia oggi, e sempre più schiavo dei mercati gaming e workstation. Le innovazioni più importanti, infatti, sembra che le case le stiano studiando principalmente per il mercato Mobile, sia dal punto di vista software sia dal punto di vista hardware.

Riusciremo noi utenti ad evolvere tanto velocemente quanto i nostri terminali? Sembra una domanda stupida, ma se pensiamo che ancora oggi, 120 anni dopo l'introduzione dell'automobile e 200 anni dopo l'introduzione del treno, non siamo capaci di utilizzare al meglio questi strumenti, tra l'altro completamente meccanici, come possiamo sperare di avere le competenze morali ed etiche per sfruttare la tecnologia che ci aspetta al varco, anche solo tra 5 anni?