Toshiba è attiva nel mercato dei Solid State Drive da diversi anni, ma fino ad oggi ha vissuto all'ombra di altri colossi. Nonostante abbia una produzione propria di NAND Flash, e nonostante sia stata la prima a presentare importanti novità (ad esempio, il primo portatile con un SSD di serie è stato il Toshiba Portégé R500) la casa nipponica ha sfortunatamente tardato a rendersi conto del notevole potenziale economico derivato dallo sviluppare e vendere SSD completamente prodotti in casa, come invece hanno fatto Samsung e SanDisk, anch'esse produttrici di NAND Flash.
Questo ritardo è stato in parte dovuto all'inadeguatezza del reparto di R&D che cura questi prodotti, se confrontato a quello delle concorrenti, non tanto per l'incapacità di chi ne fa parte quanto piuttosto a causa degli investimenti sottotono che sono stati fatti nell'arco degli ultimi anni. È per questo, con tutta probabilità, che Toshiba ha deciso di acquistare OCZ Technology quest'anno, facendola così diventare OCZ Storage Solutions, una propria sussidiaria: al fine di acquisire nel minor tempo possibile quel Know-How che attualmente la separa dalle case che dominano il mercato degli SSD.
Toshiba produce delle ottime NAND Flash MLC a 19nm, relativamente economiche eppure veloci e molto durevoli, ma questo non basta per realizzare un buon SSD: servono un CTRL NAND affidabile e veloce e, soprattutto, un Firmware adeguato. Proprio per la realizzazione di Firmware con gli attributi, la consulenza interna di OCZ può venire in aiuto.
Con il nuovo modello da 512GB della famiglia HG6, Toshiba tenta così la conquista del mercato degli SSD Consumer dall'ottimo rapporto qualità/prezzo, cercando di coniugare ottime prestazioni ad un costo di acquisto concorrenziale. La casa Giapponese avrà fatto centro?
Il PCB dell'HG6 da 512GB da noi testato è inserito in uno châssis in lega d'alluminio molto leggero, spesso appena 7 mm, composto da due pezzi e sigillato da quattro viti a croce. Toshiba ci ha infatti fornito il modello più sottile della linea, il THNSNJ512GCSU, espressamente studiato per essere utilizzato nei portatili.
Altra caratteristica peculiare dell'HG6 in nostro possesso è il peso estremamente ridotto, pari ad appena 53 grammi. Nulla a che vedere con i 110 grammi dell'ARC 100 di OCZ, il quale ci ha restituito, come abbiamo avuto modo di scrivere nella nostra recensione, un senso di solidità fuori dal comune per un SSD di fascia consumer.
I soli 53 grammi di peso, comunque, non sembrano pregiudicarne la robustezza. Gli ingegneri di Toshiba hanno svolto un ottimo lavoro ingegneristico, lavorando le due parti che compongono il telaio affinché non si flettano neppure applicandovi una notevole pressione centrale, una volta unite (prese singolarmente, invece, si flettono che è una meraviglia).
Se da un lato l'utilizzo di uno châssis così leggero potrebbe far pensare che Toshiba abbia voluto risparmiare il più possibile sulla componentistica, dall'altro lato questa scelta è perfetta per favorire l'utilizzo del HG6 in quei terminali ultrasottili e leggeri oggi tanto di moda, come ad esempio gli Ultrabook sotto il chilo di peso. 57 grammi in meno non sono da buttare!
L'apertura dello châssis si presenta davvero semplice, sia perché non sono presenti sigilli, sia perché le viti sono di tipo standard (Per i propri SSD OCZ utilizza viti di tipo Torx, ad esempio). Basta possedere un cacciavite con punta a stella di piccole dimensioni.
Una volta sollevata la parte superiore dello châssis ci troviamo di fronte il PCB, avvitato alla sezione inferiore. Anche in questo caso basta utilizzare il medesimo cacciavite (le viti sono simili, solo più corte). Separato il PCB dalla sezione inferiore dello châssis possiamo osservare come Toshiba, per migliorare la dissipazione della componentistica, abbia utilizzato dei pad termici di colore rosa, i quali vanno ad appoggiare sulla lamiera del telaio in alluminio.
Fanno bella mostra di sé il CTRL NAND, di Marvell ma prodotto su licenza da Toshiba, e le otto NAND Flash MLC di seconda generazione a 19nm, sempre prodotte da Toshiba. Sul PCB è presente anche lo spazio per l'inserimento di un modulo DDR3 opzionale (essendo presenti 78 contatti) da utilizzare quale Cache Buffer: è quindi possibile che Toshiba possa utilizzare il medesimo PCB per i propri SSD di classe Enterprise.
Con l'HG6 in oggetto Toshiba punta a spodestare Samsung e Kingston come marche predilette degli utenti consumer più evoluti (ad esempio i videogiocatori), puntando su due caratteristiche in particolare: l'ottima componentistica e lo sviluppo di un Firmware molto particolare (ma quest'ultimo punto lo analizzeremo in seguito, con i benchmark).
Partiamo allora dalla componentistica. Il CTRL NAND, come accennato in precedenza, sebbene sia prodotto dalla stessa Toshiba (TC358790XBG), è in realtà il già conosciuto Marvell 88SS9187. Si tratta di un CTRL NAND di fascia alta, studiato per SSD di classe Enterprise (questo confermerebbe l'utilizzo del medesimo PCB anche per SSD di fascia ben più elevata, ndA) e, sebbene abbia quasi due anni sulle spalle, sembra svolgere ancora più che degnamente il proprio dovere, soprattutto se coadiuvato da un Firmaware ben scritto.
Le NAND Flash utilizzate sono prodotte sempre da Toshiba, e si tratta di memorie di tipo MLC di seconda generazione realizzate con il nodo a 19nm. Con tutta probabilità si tratta delle migliori NAND Flash in commercio per il rapporto qualità/prezzo, sia in termini prestazionali sia in termini di durata (non è un caso che OCZ utilizzi le medesime NAND Flash tanto negli SSD consumer quanto negli SSD di fascia Enterprise).
Le NAND Flash utilizzate hanno una capacità di 64GB l'una (512Gb) ma, contrariamente a quanto fa la sussidiaria OCZ, la quale lascia parte delle celle di riserva al fine di prolungare la longevità dei propri SSD, nel caso qualcuna di queste dovesse divenire inutilizzabile nel tempo (in gergo, “over-provisioning”), Toshiba ha scelto di offrire all'utente il massimo spazio di archiviazione possibile.
Davvero utile, in ultimo, l'implementazione della tecnologia "Toshiba Power Fail Management" (PFM) la quale garantisce, nel caso l'SSD si spenga improvvisamente (ad esempio, black out e mancanza di gruppo di continuità), un ritorno alla situazione pre-spegnimento della mappa dei dati scritti nelle celle o nei blocchi delle NAND Flash, grazie all'utilizzo di una mappatura ridondante. Questo permette all'HG6 di migliorare le possibilità di sopravvivenza delle NAND Flash in caso di arresti critici. Certo, non è una soluzione sicura come lo è l'utilizzo di condensatori per uno spegnimento vero e proprio dell'unità (Toshiba chiama questa tecnologia Power Loss Protection), ma è comunque apprezzabile che la casa giapponese abbia pensato ad una soluzione simile per i propri SSD di fascia consumer. D'altra parte, non stiamo parlando di un prodotto destinato al mercato Enterprise, è bene ricordarlo.
SSD | Toshiba HG6 512GB | OCZ ARC 100 240GB | OCZ Vector 150 240GB |
CTRL NAND | TC358790XBG | Barefoot 3 M10 | Barefoot 3 M00 |
Sequential Read Speed | 534 MB/s | 480 MB/s | 550 MB/s |
Sequential Write Speed | 482 MB/s | 430 MB/s | 530 MB/s |
Random Read Speed(4K, QD32) | 92.000 IOPS | 75.000 IOPS | 90.000 IOPS |
Random Write Speed(4K, QD32) | 49.000 IOPS | 80.000 IOPS | 95.000 IOPS |
Steady State Random Write(4K QD32) | - | 18.000 IOPS | 26.000 IOPS |
Garanzia | 3 Anni | 3 Anni - Shield Plus | 5 Anni |
Configurazione di Prova
CPU | Xeon E3-1230V3 (4c/8t) | |
Scheda Madre | Asus Z87-M Plus | |
Memorie | 2x4GB DDR3-1600 9-9-9-27 | |
Scheda Video | Gigabyte Radeon 270X Windforce OC 2GB GDDR5 | |
Alimentatore | Antec HCG620 620W | |
SSD |
OCZ ARC 100 240GB SATA III |
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Sistema Operativo | Windows 8.1 Professional | |
Driver | AMD Catalyst 14.8 Intel ChipSet INF 10.0.13 |
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Programmi |
AIDA64 Engineer v4.60 |
Metodologia di Test
La nostra metodologia operativa prevede quanto segue:
- Sul sistema sono stati installati solo i componenti necessari quali CPU, memoria RAM, scheda video ed hard disk.
- L'hard disk di sistema è stato formattato, sono stati poi installati il sistema operativo, i driver per le periferiche ed i software di analisi
- Sull'SSD viene effettuata una prima serie completa di test anche se i dati che ne derivano vengono utilizzati solo per scopi secondari. I risultati veri e propri saranno quelli che derivano dalle altre serie di test effettuate solo dopo aver riempito completamente l'SSD ed averlo formattato
- Ogni test è stato ripetuto per tre volte e nel caso in cui valori di qualcuno di essi mostri una varianza troppo elevata il test stesso viene nuovamente ripetuto ma non prima di aver individuato le cause dell'errore
- Fra un test e l'altro il sistema viene riavviato
- I dischi sono impostati per funzionare in modalità AHCI e con tecnologia TRIM funzionante
All'inizio abbiamo anticipato come un particolare Firmware può determinare in quali ambiti un SSD possa dare il meglio. Come accade per le automobili, si può decidere se migliorare l'autonomia a scapito delle prestazioni, oppure se privilegiare la potenza ai bassi regimi piuttosto che agli alti, semplicemente agendo sulla centralina. Il Firmware di un SSD svolge la stessa funzione della centralina di un'automobile, detto in maniera molto semplice (o, forse, semplicistica).
Da sinistra verso destra: Toshiba HG6, OCZ ARC 100 e OCZ Vector 150
Come si può osservare dal benchmark AS SSD, il Toshiba HG6 sembra privilegiare la lettura sequenziale di file sia di piccole sia di grosse dimensioni, a scapito della velocità di scrittura e di accesso ai dati. Questo dato può essere messo in relazione alla mancanza di una Cache Buffer in cui immagazzinare i dati in attesa di scrittura. L'ARC 100 e il Vector 150 di OCZ, al contrario, integrano 256MB di DDR3 prodotti da Micron.
Da sinistra verso destra: Toshiba HG6, OCZ ARC 100 e OCZ Vector 150
Ancora una volta, grazie ad ATTO Disk, possiamo osservare come l'SSD di Toshiba privilegi la lettura alla scrittura, caratteristica molto utile all'utenza domestica, e soprattutto ai videogiocatori (sarà più veloce, ad esempio, il caricamente di un gioco o di un livello dello stesso). Va notato come la velocità di lettura ecceda quasi sempre quella garantita da Toshiba, arrivando praticamente a saturare la bandwidth della porta SATA III.
Da sinistra verso destra: Toshiba HG6, OCZ ARC 100 e OCZ Vector 150
Come abbiamo scritto nella sua recensione, l'ARC 100 è una versione castrata, tramite Firmware, del ben più prestante Vector 150, e questo lo si può osservare limpidamente tramite CrystalMark. Questo comunque non impedisce all'SSD entry level di OCZ di sverniciare nuovamente l'HG6 di Toshiba per quanto concerne i valori di scrittura randomica. Tutt'altro discorso, invece, per la lettura sequenziale. L'HG6 si impone con un certo margine anche sul SSD di punta di OCZ!
Da sinistra verso destra: Toshiba HG6, OCZ ARC 100 e OCZ Vector 150
Tramite IOMeter abbiamo definitivamente la conferma di come l'HG6 non sia assolutamente utilizzabile quale unità di storage in Workstation e Server di fascia Entry-Level. Un Firmware ottimizzato per la lettura e la scrittura sequenziale e la mancanza di una Cache Buffer determinano un'occupazione della CPU altissima quando si svolgono pesanti task di lettura e scrittura con file di piccole dimensioni. Nonostante questo il valore di IOPS è comunque ottimo, addirittura un poco superiore a quanto garantito dalla stessa Toshiba.
Eccezionali i valori di lettura misurati anche tramite AIDA64, soprattutto se consideriamo l'occupazione della CPU, davvero minima. L'HG6 si presenta, guardando questi valori, come il perfetto SSD per l'utenza ludica: la potenza della propria CPU può essere utilizzata completamente per migliorare la propria esperienza videoludica.
Da sinistra verso destra: Toshiba HG6, OCZ ARC 100 e OCZ Vector 150
L'HG6 da 512GB di Toshiba, recentemente rinnovato attraverso l'utilizzo delle NAND Flash MLC di seconda generazione a 19nm, si presenta come un SSD dalla lettura univoca. Se l'ARC 100 di OCZ può essere considerato un SSD dalla doppia faccia, in quanto garantisce prestazioni più che buone per essere utilizzato sia in ambito consumer sia in ambito Enterprise di livello entry level, l'HG6 mostra delle spiccate doti velocistiche soprattutto nella lettura dei dati, sacrificando invece la scrittura.
Se di primo acchito questa può essere considerata una grave lacuna, in verità si tratta di un gigantesco punto di forza. L'utenza casalinga, soprattutto i videogiocatori, privilegiano i task di lettura quali sono, ad esempio, l'avvio di un gioco o la visione di un filmato da diversi gigabyte. Al contrario, difficilmente capiterà di mettere sotto pressione le capacità di scrittura di un SSD di tale livello (Con IOMeter, suite dedicata al benchmarking di SSD, attraverso l'utilizzo di una CPU 4C/8T, difficilmente si arriva a scrivere più di 200 MB/s!). La decisione di eliminare l'over-provisioning, inoltre, conferma questa visione, in quanto si sacrifica una feature dedicata più che altro al mercato professionale, per garantire un maggior spazio di archiviazione (caratteristica decisamente più utile all'utenza consumer).
Altra caratteristica che può tornare molto utile all'utenza domestica, soprattutto se non si è dotati di un gruppo di continuità, è la presenza della tecnologia "Toshiba Power Fail Management", di cui abbiamo discusso in precedenza e che rappresenta un valore aggiunto di buon livello.
Interessante, in ultimo, anche la possibilità di acquistare l'HG6 in due versioni, una dedicata al mercato Desktop, e caratterizzata da uno châssis alto 9,5 mm, ed una versione dedicata al mercato Notebook, caratterizzata da uno châssis alto appena 7 mm.
I prezzi al momento non sono ancora molto concorrenziali, in quanto il modello da noi testato si trova sul mercato ad un prezzo attorno ai 350 euro, ma ci aspettiamo che Toshiba metta mano al listino applicando delle sostanziose sforbiciate. Sarebbe un peccato non sfruttare le potenzialità di questo SSD in un mercato tanto affollato: la peculiare propensione dell'HG6 a quei task cari ai videogiocatori lo renderebbero un must have per molti, a nostro parere.