Fino a non molti trimestri fa Il Data Center Group era la divisione più in forma dell'azienda statunitense, con margini di guadagno decisamente elevati. La caduta, una vera e propria picchiata, è iniziata verso la fine del 2019, con la presentazione delle CPU EPYC2, ed ora la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente.

Rispetto al 2Q20 fatturato ed utili sono rimasti invariati e, in una situazione di crisi produttiva, cioè dove la domanda supera l'offerta, ci potrebbe anche stare. Il problema, però, si pone quando il mercato più remunerativo, quello che permette margini più elevati, sta passando piano piano alla concorrenza, cioè AMD.

 

 

Come è possibile osservare dalla tabella qui sopra, il Client Computing Group ha fatto registrare un aumento del fatturato pari al 6%, mentre il Data Center Group ha fatto registrare una diminuzione del fatturato pari al 9%. Nella tabella qui in basso, invece, possiamo notare come il prezzo medio di vendita delle CPU di queste due divisioni stia crollando vistosamente, e che il numero di CPU Xeon vendute sia ugualmente in calo YoY. Incrociando i dati, quindi, possiamo supporre che Intel, a causa del processo produttivo meno avanzato/denso rispetto a quello utilizzato da AMD (14nm/10nm vs. 7nm), si stia concentrando su chip di fascia media e bassa, lasciando alla rivale campo quasi libero nel settore delle CPU ad elevate prestazioni e ad elevato margine (EPYC e Threadripper).

 

 

Altro indizio che ci porta a pensare a rese produttive piuttosto basse, anche per le CPU XEON a 10nm, è la voce ufficiosa secondo cui Intel vorrebbe utilizzare i nodi da 5nm e 3nm di TSMC, così da tornare a battagliare ad armi pari con AMD. Questo significa che almeno fino al 2024 Intel non avrà alcun nodo sviluppato in casa in grado di rivaleggiare con quelli della fonderia taiwanese. Aggiungiamo a questo che Intel, per non perdere la faccia, dovrà comunque sborsare almeno una decina di miliardi di dollari l'anno per dimostrare di voler almeno provare a recuperare il terreno ... sempre che non decida di vendere le proprie fonderie.

Sempre in questo ultimo trimestre, Intel dovrà pagare una tantum un balzello federale dal 300 milioni di Dollari, probabilmente dovuto alla mancata consegna del Super Computer "Aurora" all'Argonne National Laboratory, atteso nel 2018, posticipato al 2021 e, recentemente, spostato nuovamente al 2022. Questo HPC dovrebbe utilizzare le GPU Xe-HP (Ponte Vecchio) e le CPU Sapphire Rapids, entrambe realizzate a 10nm, ma la messa a punto di questo nodo si sta rivelando problematica.

In conclusione Intel, nel caso non dovesse risolvere a breve i problemi con i nodi da 10nm e 7nm, potrebbe vedere le proprie quote di mercato nel settore Enterprise pesantemente compromesse, con tutto quello che ne consegue: software sviluppato principalmente per i concorrenti (EPYC e ARM) e minori introiti da reinvestire (nelle FAB in particolare).