Da molti analisti presa sottogamba (“Eh, ma tanto la Gran Bretagna rimarrà un punto di riferimento!111!Eleven!”), la Brexit potrebbe portare, nel medio periodo, ad uno stravolgimento nel campo della ricerca tecnologica europea.
Vediamo però di descrivere la situazione in maniera graduale e chiara, senza farci prendere da simpatie politiche o nazionali. Molti di voi si ricorderanno certamente del referendum votato in Svizzera nel 2014 per vietare la libera circolazione dei cittadini UE all’interno dei propri confini, il quale ha poi portato alla chiusura delle frontiere elvetiche. Questo è avvenuto perché le classi medeio-basse della popolazione temevano che l’afflusso di lavoratori esteri potesse portare via posti di lavoro ai cittadini autoctoni (cosa che comunque potrebbe anche essere vera, chi lo sa?). L’esito del voto ha però certamente portato ad una grave situazione in ambito universitario e nel campo della ricerca tecnologica. La Svizzera è uno dei più grandi convogliatori di ricercatori europei, grazie alla presenza del CERN, di grandi centri di ricerca multinazionali e di università all’avanguardia. Tutto questo è stato reso possibile soprattutto grazie ai miliardi di Euro chi vi piovono ogni anno da quasi due decenni, grazie al trattato sulla libera circolazione dei cittadini EU firmano nel 1999. Con l’abolizione di questo trattato, si andranno piano piano ad assottigliare questi fondi, fino a che non saranno del tutto eliminati. L’EU, infatti, ha programmato un piano di investimenti di circa 80 miliardi di Euro (Project Horizon) fino al 2020, e buona parte di questi fondi sono stati deviati entro i confini svizzeri. Questo progetto è stato concordato prima del referendum del 2014, quindi tali fondi dedicati alla Svizzera non verranno toccati, ma dal 2020 in avanti molti centri di ricerca elvetici si potrebbero trovare in gravi difficoltà economiche, tanto da dover chiudere i battenti, e già ora diversi studenti stanno studiando nuove mete per trovare impieghi a lungo termine. Andreas Mortensen, Professore al Politecnico di Losanna, ha affermato: “So we were out, Relegated to ‘third country’ status in terms of EU funding. And in fact, the first reaction was quicker even than that: the day after the referendum, there were radio reports – imagine, hundreds of Swiss Erasmus exchange students, bags packed, tickets booked to Barcelona or wherever, suddenly excluded from the programme. It was an immensely powerful signal”. Inoltre, spiega sempre Mortensen, si farà sempre più complicato burocraticamente il poter effettuare viaggi lavorativi in laboratori esteri: “Shorn of EU funding, the school’s scientists have also lost access to a range of MSc and researcher mobility schemes that, while often complex, bureaucratic – all that’s wrong with the EU, basically, are still really, really important for younger academics. We’re in one big European research area here. And that’s incredibly important in science: all the data, absolutely everything out there, shows conclusively that international collaboration produces better scientific work”.
La Gran Bretagna, votando la Brexit, si troverà sicuramente nella medesima situazione. Certo, fino al 2020 le attuali collaborazioni continueranno quasi senza alcuna modifica, ma in seguito moltissimi centri di ricerca e ricercatori dovranno cercare un posto altrove nella UE, se vorranno continuare a ricevere i sostanziosi fondi comunitari. Le università inglesi attualmente hanno in forza oltre 30000 ricercatori europei di altissimo livello, ma questi potrebbero dover abbandonare la terra d’albione entro il 2020 per approdare ad altri poli universitari più ricchi. I fondi forniti dalla UE, infatti, sono decisamente sostanziosi: “Currently, UK universities receive 15 per cent extra funding on top of what the UK government provides. A report compiled by Digital Science, a technology company which provides software for scientific researchers, estimated that the UK could lose £1bn in research funding” (Questa cifra considera sia quanto si recupera evitando di pagare i fondi della UE, sia quanto si perde non avendo più i fondi europei). Sir Paul Nurse, Chief Executive and Director of the Francis Crick Institute, ha infine affermato che: “for science to thrive it must have access to the single market, and we do need free movement”. Staremo a vedere come il prossimo governo gestirà questa delicata situazione. La Gran Bretagna potrebbe regalare la corona di nazione con i migliori centri di Ricerca Europei o alla Germania o alla Francia.