Livio Pisciotta, Client Marketing Manager presso Dell, ha pubblicato un interessante approfondimento, intitolato “Tablet: giocattolo o strumento di business?”, che pubblicheremo qui di seguito in anteprima italiana.
Pisciotta, in maniera concisa, cerca di analizzare come i Tablet, ed i terminali Mobile in senso lato, stiano cambiando radicalmente il modo di lavorare e di pensare dei dipendenti delle aziende, soprattutto di quelle di media e di grande entità. In queste ultime, più che nelle PMI, esisterebbe “teoricamente” una necessità pratica nell'utilizzo di terminali fruibili in mobilità, in quanto questi permettono di tenersi in contatto con colleghi e clienti in maniera veloce ed efficiente, soprattutto quando si viaggia o si porta il lavoro a casa, ma la questione si presenta in realtà molto più complicata.
Questa rincorsa ai terminali Mobile, comunque, sembra essere partita dal mercato consumer, e solo in seguito si è allargata al mercato professionale, fino ad un paio di anni fa equipaggiato più che sufficientemente con i classici Notebook. Perché? Pisciotta scrive: “Le aspettative dei dipendenti sono influenzate dalla loro esperienza consumer. A causa del lancio di nuovi dispositivi e applicazioni, del confine sempre più labile tra lavoro e vita famigliare, e della nascita dei social media, il personale desidera le funzionalità sul lavoro come a casa”.
Livio Pisciotta, Client Marketing Manager presso Dell
Il personale, quindi, affinché sia più produttivo, vuole trovare le medesime “comodità” tecnologiche al lavoro come a casa, e se non le trova … le compra da sé! Questo modus operandi, però, porta con sé notevoli grattacapi per le aziende, e per il personale IT preposto alla sicurezza informatica delle stesse aziende. Come abbiamo appreso grazie alle interviste a Tamas Miklos, CEO di FinalWire, e a Sergio Galindo, CIO di GFI Software, le aziende hanno una quantità enorme di variabili da tenere in considerazione per quanto concerne la sicurezza informatica, e soprattutto sono esposte a notevoli rischi legali nel caso qualcosa dovesse andare storto. Eventualità meno remota di quanto si creda; basta leggere qualche episodio tratto dal sito “Storie dalla sala macchine” di Davide Bianchi, un SySAdmin italiano che lavora all'estero, per rendersene conto.
Le aziende si trovano così costrette a rincorrere i dipendenti, al fine di evitare che questi utilizzino terminali non sicuri. Rincorsa, però, che procede per una strada decisamente dissestata: “Molte aziende faticano ad avere la meglio sulle innumerevoli sfide legate a sicurezza, compatibilità IT e funzionalità di rete. E con una gamma eterogenea di sistemi operativi, software e dispositivi sul mercato, si crea un livello extra di complessità nella gestione e nella sicurezza di dati aziendali su sistemi non di proprietà”.
Queste aziende si trovano quindi nella necessità di dover rinnovare il proprio parco macchine, o di acquistarne altre (spesso Tablet o Smartphone), per accontentare i propri dipendenti, al fine di sembrare “alla moda”, ma spesso la soluzione porta ad altre problematiche altrettanto complesse: “Mentre alcune aziende hanno già introdotto i tablet presso la propria forza lavoro, molte hanno difficoltà a gestire i requisiti IT legati a questo tipo di implementazione. L’aspetto critico è comprendere dove si possano inserire i tablet nell’ambiente aziendale”.
Le aziende sono dunque destinate a cadere nel Caos, a causa della recente mania dei terminali Mobile? No, secondo Pisciotta. O, almeno, non completamente. Per non rovinarvi la sorpresa, però, vi lasciamo al piacere di scoprire come le aziende potranno trarre vantaggio dall'utilizzo di questi terminali.
Buona lettura.
Tablet: giocattolo o strumento di business?
A cura di Livio Pisciotta, Client Marketing Manager, Dell
L’ambiente aziendale odierno è in continuo cambiamento, anche per stare al passo con i numerosi avanzamenti tecnologici e con le nuove esigenze della forza lavoro moderna.
Alcune imprese hanno implementato da subito un modello di business in mobilità per conservare la competitività e soddisfare le aspettative dei dipendenti, molto spesso indirizzate verso l’esperienza consumer. In quelle realtà che non hanno ancora investito in strategie e/o in dispositivi di mobilità si è invece creato uno scollamento tra la user experience e i requisiti IT aziendali.
La imprese che non si attivano per colmare questo “vuoto di innovazione” corrono il rischio di essere percepite come organizzazioni poco moderne, incapaci di stare al passo con il progresso tecnologico ed etichettate come datori di lavoro poco appetibili. Ma, i tablet possono essere protagonisti in azienda o il loro destino è quello di essere considerati per sempre un giocattolo aziendale di taglio consumer?
Il panorama aziendale moderno
Le aspettative dei dipendenti sono influenzate dalla loro esperienza consumer. A causa del lancio di nuovi dispositivi e applicazioni, del confine sempre più labile tra lavoro e vita famigliare, e della nascita dei social media, il personale desidera le funzionalità sul lavoro come a casa.
Questo comprende la possibilità di scegliere personalmente la tecnologia, avendo accesso ai propri account aziendali e personali dallo stesso device in modo semplice e sicuro, e lavorando ovunque, e in ogni momento grazie a dispositivi portatili potenti e versatili. Una recente ricerca di Intelligent Office, ha evidenziato come il 58 percento delle persone ritenga che la tecnologia sia una rappresentazione ed estensione della propria personalità.
Per rispondere a queste aspettative e far sì che ai dipendenti vengano forniti gli strumenti giusti per svolgere efficacemente il proprio lavoro, sono emersi diversi modelli di business mobility. I quattro che vanno per la maggiore sono: Corporate Issued, Corporate Owned Personally Enabled (COPE), Choose Your Own Device (CYOD) e Bring Your Own Device (BYOD). Ognuno di questi non solo influenza il modo in cui l’azienda opera in termini di efficienza, produttività e cultura aziendale, ma anche il modo di acquisto e di successiva integrazione delle soluzioni IT e dei dispositivi nell’infrastruttura di business.
La sfida della mobility
Questi modelli sono studiati per consentire alle aziende di far fronte al “vuoto di innovazione” – più semplicemente la distanza tra ciò che i dipendenti si aspettano dalla tecnologia aziendale (spesso una replica dei dispositivi e degli accessori che usano a casa) e il supporto che l’impresa è in grado di offrire. Molte aziende faticano ad avere la meglio sulle innumerevoli sfide legate a sicurezza, compatibilità IT e funzionalità di rete. E con una gamma eterogenea di sistemi operativi, software e dispositivi sul mercato, si crea un livello extra di complessità nella gestione e nella sicurezza di dati aziendali su sistemi non di proprietà. Molte organizzazioni hanno rallentato l’implementazione di policy BYOD unicamente per timori legati alla sicurezza e ai costi relativi alla modifica dell’infrastruttura IT. In virtù di ciò, il tentativo di colmare il vuoto di innovazione impone un equilibrio tra rischio e controllo e i modelli COPE e CYOD ne sono un esempio dato che forniscono una sorta di via di mezzo.
C’è un dato preoccupante per le aziende che cercano di contrastare questa innovazione, il gap è destinato ad aumentare. Le previsioni degli analisti relative alla crescita tecnologica segnalano un ulteriore cambiamento nel panorama aziendale, con Juniper Research che stima come il numero di tablet e smartphone di proprietà dei dipendenti toccherà il miliardo entro il 2018. Secondo Gartner, la spesa globale IT nel 2014 sarà di 3,8 trilioni di dollari, con un aumento del 3,1 percento rispetto al 2013, e i tablet ne rappresentano il principale fattore di crescita. Se le aziende non intervengono per introdurre i dispositivi portatili nelle proprie organizzazioni, corrono il rischio di perdere competitività nel settore e di lasciare il controllo ai dipendenti.
Quali sono le contromisure da adottare?
Con riferimento ai tablet, è lampante il rapido aumento della loro popolarità nel mercato consumer negli ultimi anni, confermato dai dati di quest’anno che prevedono un aumento delle vendite pari al 53 percento. Mentre alcune aziende hanno già introdotto i tablet presso la propria forza lavoro, molte hanno difficoltà a gestire i requisiti IT legati a questo tipo di implementazione. L’aspetto critico è comprendere dove si possano inserire i tablet nell’ambiente aziendale. I modelli di mobility CYOD e BYOD sono perfetti in questo senso, in particolare per quel che riguarda l’introduzione di una nuova categoria di tablet – capace di fondere le esigenze degli utenti con quelle dell’azienda. Questi dispositivi sono stati pensati per connettersi con gli ambienti aziendali – combinando i livelli di prestazione, design e rapidità amati dagli utenti e fornendo contestualmente ai dipartimenti IT le funzionalità di sicurezza e la possibilità di integrarsi in un ambiente aziendale esistente grazie alla piena compatibilità con le applicazioni Windows e Microsoft Office. Inoltre, il recente ingresso sulla scena di applicazioni mobili di taglio aziendale e la loro semplicità d’uso e opzioni di mobility fanno sì che la migrazione a un tablet aziendale possa rivelarsi una scelta vincente.
Strumenti per il successo
I vincoli generano frustrazione tra i dipendenti abituati a una tecnologia differente e più flessibile. L’innovazione tecnologica non è destinata a rallentare e le aspettative e le esigenze dei dipendenti continueranno a crescere, per cui possiamo prevedere che il vuoto di innovazione aumenterà e le aziende che non si faranno trovare pronte perderanno terreno. Tuttavia, quelle che faranno le giuste mosse per introdurre un modello di business mobility hanno più probabilità di successo, posizionandosi come datori di lavoro moderni e aziende competitive che supportano l’aumento della produttività. I tablet aziendali costituiscono il tool adatto a colmare questo vuoto e devono essere visti come legittimi strumenti di business, in particolare la categoria di dispositivi che spazia dal segmento consumer a quello commercial.