Utilizzare per titolo parte di un sonetto di Cecco Angiolieri, oltretutto riadattato, potrebbe sembrare un'eresia agli occhi degli amanti della letteratura, in questo caso giocosa, ma non riuscivo a trovare un modo simpatico e allo stesso tempo realistico per definire quello che è diventato Diablo con la sua terza incarnazione.
Le recensioni di riviste e portali lo hanno definito un capolavoro, degno erede dei precedenti due capitoli, per non parlare dell'espansione Lord of Destruction, eppure qualcosa non mi quadra, e non quadra neppure a molti giocatori che hanno giocato, se non consumato, le proprie copie di Diablo I e Diablo II.
Il titolo della recensione si rifà a questo dualismo, fatto di contrasti, tra i così detti esperti del settore e i semplici appassionati, tra gli amanti dell'azione e quelli del GDR.
Vi anticipo fin da subito che propendo per la visione della comunità, molto più critica verso l'ultima fatica Blizzard, e se siete già andati a sbirciare l'ultima pagina avrete compreso come non sia rimasto del tutto soddisfatto di questo gioco tanto atteso. Il voto, comunque, è una minima parte di una recensione e, una volta letta, forse penserete che sia più basso di quanto effettivamente debba essere, a seconda della schiera di cui fate parte.
Per non tediarvi più oltre, ed evitare altri inutili giri di parole, vediamo cosa i ragazzi della Blizzard hanno preparato per noi, con il terzo avvento del signore del massacro.