I mercati delle memorie Dram e Nand Flash, oggi, sono in uno stato di difficoltà evidenti e, possiamo dire, collegate tra loro.
Prima di discutere il filo conduttore che lega questi due prodotti, vediamo di analizzarne i rispettivi mercati, così da averne una visione più chiara.
Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato diverse news riguardo l'andamento di mercato delle memorie Dram, le politiche di produzione di alcune fonderie e la visione di uno dei più grossi produttori di banchi di Ram, A-Data. Le informazioni rinvenute si sono spesso dimostrate contrastanti, quasi come se il mercato delle Dram fosse in completa anarchia. In un certo senso è vero, oggi è un mercato guidato non dalle proprie leggi naturali, basate sulla domanda e l'offerta, ma artificialmente.
I magazzini delle fonderie sono straripanti di Dram, come riportato anche da iSuppli; non vi era una scorta così ampia da anni. L'attuale riserva di chip Dram, se il mercato si manterrà costante a questi livelli, basterà a soddisfare le richieste per ben 12,8 settimane. Durante il primo quarto del 2010 le scorte di magazzino erano mediamente appena sufficienti per 6 settimane.
Questo accade nonostante molte fonderie abbiano ridotto, anche notevolmente, già dal novembre del 2011, la propria produzione. Elpida Memory ha tagliato la produzione del 30%, mentre Hynix Semiconductor e Micron Technology hanno spostato buona parte della produzione verso chip Nand Flash. Samsung ha tagliato la produzione del 30% già a settembre dello stesso anno.
Tale situazione ha portato le fonderie ad un punto critico per diversi motivi. Windows 7 non è molto esoso di risorse, così come non lo sono Android e iOSX di Apple. Gli utenti non necessitano per il momento di upgrade della memoria di sistema. Altro fattore importante, è la stasi che sta vivendo il settore dei Desktop e dei Notebook, a causa della crisi mondiale. La crescita in entrambi i settori è limitata, e quella dei Netbook è addirittura negativa. Neppure i grandi OEM riescono ad alleggerire i magazzini delle fonderie. La vendita di Smartphone non è sufficiente per rimpiazzarne le richieste perse.
Consapevoli di queste problematiche, le fonderie si reputa stiano attuando una politica di cartello, alzando artificialmente i prezzi delle Dram, così da avere maggiori utili. Almeno questo sembra avvenga confrontando, in diversi mesi, i listini di alcuni grandi negozi, come il tedesco Alternate.de, e leggendo le continue news riportate da Digitimes. La bassa richiesta di Ram non è dovuta ad un loro prezzo elevato, bensì ad un rallentamento nelle vendite dei PC e all'efficienza dei Sistemi Operativi. Secondo gli studi, quindi, l'utente finale che dovrà per forza comprare della Ram o un PC, lo farà anche se la Dram costerà il 10 o il 20% in più.
A questi problemi, relativi alle memorie Dram, si devono sommare quelli relativi alle memorie Nand Flash. I maggiori produttori di tali memorie sono Samsung e Toshiba, le quali producono rispettivamente solo in Corea del Sud e in Giappone. La dislocazione delle fonderie in questi paesi rende la produzione di Nand Flash molto costosa, e il miglioramento del processo produttivo non è sufficiente a diminuirne i prezzi. Per questo Samsung ha chiesto al governo sud coreano, ed ottenuto, il permesso di poter aprire una fonderia in Cina per la produzione di chip Nand Flash, e si presume che Toshiba presto seguirà la stessa strada, per non perdere quote di mercato.
Non vanno poi dimenticati i problemi che spesso affliggono gli HDD SSD, e che hanno costretto OCZ, Crucial, Intel, Corsair, ed altre famose marche, ad una costosa politica di RMA di massa o al rilascio urgente di firmware aggiornati per evitare problemi più seri. I produttori, secondo voci di corridoio, tendono quindi a tenere i prezzi degli HDD relativamente alti, così da poter effettuare politiche di sostituzione anche costose, senza dover intaccare eccessivamente il proprio capitale. Il numero limitato degli HDD SSD venduti, anche in questo caso a causa della crisi odierna, non permette una politica di produzione realmente su grande scala, così da spalmare i costi di RMA su un maggior numero di prodotti, abbassandone i prezzi.
Anche in questo settore il prezzo elevato degli HDD SSD non sembra essere dovuto alle normali leggi di domanda ed offerta, ma ad una politica artificiale o, comunque, di costrizione. Nel primo caso sono gli OEM a mantenere alti i prezzi, nel secondo è il costo del lavoro molto elevato delle fonderie sud coreane o giapponesi.
La costante presenza, decisamente ingombrante, della crisi economica lega e legherà a doppio filo questi prodotti. Una via d'uscita potrebbe essere la felice commercializzazione degli Ultrabook di Intel, utilizzanti HDD SSD. Questo però potrebbe aumentare la richiesta di memorie Dram per la realizzazione di server Cloud, alzandone il prezzo. In caso, invece, gli Ultrabook non sfondino il prezzo delle Ram potrebbe continuare a salire, ma molto più lentamente, o rimanere costante, mentre il prezzo degli SSD dovrebbe mantenersi costante almeno fino alla conclusione del 2012.
O ancora, il prezzo delle Dram salirà comunque, nel caso i servizi Cloud legati all'intrattenimento domestico abbiano successo (come quelli visti al CES), e il prezzo degli SSD diminuirà nella seconda metà del 2012, grazie alla produzione di chip Nand Flash spostata in Cina.
Come si vede la questione non è di semplice lettura, e proprio per questo i produttori potrebbero sfruttarla per fare cassa. Il certo successo dei servizi Cloud (ed IBM ne è sicura) spingerà comunque in alto il prezzo delle Ram, in maniera più o meno brusca, mentre per gli HDD SSD la situazione sarà molto più complessa da decifrare.