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Dando uno sguardo ai consumi, possiamo notare che il Thecus N2310 risulta il modello con i consumi più contenuti tra quelli finora recensiti a fronte di prestazioni medie tendenzialmente non troppo distanti da quelle degli altri modelli della stessa categoria (ovviamente non abbiamo incluso il TS-251, che nella versione più contenuta, quella da 1 GB di memoria integrata, costa più del doppio di questo N2310). Purtroppo, c’è un grande problema. Questo modello di Thecus, come il modello di Buffalo recensito precedentemente, non prevede un timeout dei dischi oltre il quale i dischi vengono spenti. E’ vero che, come mostrato, c’è la possibilità di gestire con molta precisione, degli intervalli temporali in cui il NAS può entrare in questo stato, ma ovviamente non è la stessa cosa. Tutto questo si ripercuote sui consumi, e a lungo andare, se il NAS, come spesso succede in ambito casalingo rimane per molto tempo in idle, tenderà  consumare di più ad esempio dello Shuttle KD22, nonostante i consumi durante l’accesso ai file leggermente più alti di quelli mostrati dal N2310.

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Il consumo in Stand-by corrisponde al consumo rilevato quando il NAS risulta spento, ma con alimentatore collegato alla presa di corrente. In questo caso, assistiamo ad un vero e proprio colpo di reni del modello recensito. Per quanto la differenza tra i vari modelli sia marginale e  l’aggravio dei costi che comporta passare dal modello più parco nei consumi a quello più esoso risulta quindi ampiamente trascurabile, qui il Thecus stupisce, con consumi decisamente bassi, molto più bassi del limite di 0,5W imposti dalla direttiva ErP Lot 6 2013 in questo ambito di funzionamento.

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Da ultimo, ricordiamo che il misuratore dei consumi Voltcraft Energy Logger 4000 utilizzato per i test riporta i risultati con un’accuratezza al decimo di W e quindi il dato dello Shuttle è da interpretare come una media dei due valori che, con rapidità, alternativamente vengono presentati dal misuratore.