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Scrivere un libro di testo per la scuola Secondaria di Primo Grado non è un compito semplice, tutt’altro. Bisogna documentarsi scrupolosamente per non cadere in errori più o meno grossolani, bisogna scrivere il testo in maniera chiara e concisa, bisogna creare esercizi sia utili sia accattivanti, bisogna scegliere attentamente eventuali grafici, disegni e foto, e bisogna seguire le direttive ministeriali per favorire lo sviluppo di un pensiero critico negli alunni. Riuscire a fare tutto ciò, e in maniera almeno sufficiente, è quasi impossibile. Vi spiego il perché.

Ci sono testi che riescono in due o tre tra gli ambiti più sopra esposti, magari in quattro, ma non in tutti. Nel libro “Grammatica a scuola2 si giunge a questa conclusione attraverso una serie di sondaggi, compiuti tra gli insegnanti, relativamente alla qualità delle lezioni sui vari argomenti e alla qualità degli esercizi proposti da oltre trenta grammatiche dedicate alla scuola Secondaria di Primo Grado e al biennio della scuola Secondaria di Secondo Grado. Nel capitolo dedicato proprio agli esercizi di grammatica, leggiamo: “Dei vari esercizi proposti [...] quelli che sondano la padronanza del corretto uso dei modi e dei tempi sono soltanto quelli a completamento e di trasformazione e questa tipologia è complessivamente sacrificata rispetto al semplice riconoscimento. [...] Gli esercizi che risultano da questo sondaggio non paiono idonei, insomma, a un realistico obiettivo didattico per la secondaria inferiore3. Si riscontra, infatti, che alcuni esercizi potrebbero ammettere una doppia o, addirittura, tripla soluzione, oppure che alcuni esercizi potrebbe non essere semplice completarli, in quanto le lezioni sono costruite/strutturate male o mancanti di alcuni elementi.

 

In questo esercizio possiamo notare come alcune risposte siano ambigue. Nella prima frase la risposta corretta è effettivamente "surgelate", in quanto dentro il freezer sia la carne sia le verdure lo sono. Nella seconda frase, invece, entrambe le possibilità possono essere considerate corrette: potrei aver comprato una coperta e un cuscino bianchi, oppure una coperta di un colore qualsiasi, che non mi interessa precisare, e un cuscino bianco.


Esistono, comunque, insegnanti che potrebbero voler continuare a utilizzare anche quegli esercizi che secondo questo sondaggio vengono ritenuti inutili dalla maggior parte dei docenti interpellati, ed è proprio per questo che le case editrici li mantengono nei propri testi. Esercizi, però, che potrebbero non venire mai completati da milioni di alunni nel corso dei diversi anni scolastici, e che invece si sarebbero potuti sostituire con esercizi ritenuti maggiormente utili dai più. Allo stesso modo, altri insegnanti potrebbero voler continuare a far studiare i propri alunni su certi libri, o perché incapaci di coglierne le lacune o perché certi passaggi non interessano loro. Si tratta, comunque, di situazioni che sarebbe meglio evitare, al fine di migliorare la qualità della didattica.

Gli autori dello studio giungono allora a questa conclusione: “Il bilancio non è positivo e va messo in relazione con le mediocri prestazioni in lingua italiana che emergono da sondaggi internazionali e da test di accesso all'università. Come spesso càpita, le colpe vanno equamente distribuite: i libri di testo non sono in genere scadenti (conviene ripeterlo), ma sono strutturati – per l'inerzia degli autori, per la politica commerciale delle case editrici, per la scarsa voglia di sperimentare strade nuove da parte degli insegnanti – in modo poco funzionale per gli scopi da raggiungere. A mio giudizio, il rimedio dovrebbe essere radicale: ridurre la teoria in tutti i casi in cui essa non è funzionale nemmeno a una corretta riflessione metalinguistica; aumentare le applicazioni, con particolare insistenza dove l'incertezza d'uso è più grave; differenziare la didattica linguistica tra secondaria inferiore e biennio della superiore, prendendo spunto dalla progressione che normalmente si applica nell'insegnamento di una lingua straniera e, magari, dal protocollo elaborato per misurare la competenza dell'italiano come lingua seconda dalla Società Dante Alighieri (PLIDA) o dalle Università per Stranieri4.

L'inerzia degli autori nel modificare la composizione dei libri di grammatica, qui sottolineata, è determinata anche dall’età media molto avanzata dei docenti italiani. Questi, formatisi su libri di testo tutt’altro che moderni, continuano a insegnare quanto hanno appreso, nel modo in cui l’hanno appreso. Secondo le ultime statistiche del MIUR, il 75,4% degli insegnanti della Secondaria di Primo Grado e l’82,1% degli insegnanti della Secondaria di Secondo Grado hanno più di 45 anni5. Risulta quindi, da un punto di vista prettamente commerciale, utile per le case editrici mantenere invariata l’ossatura dei libri di testo, affinché questi vengano utilizzati dagli insegnanti di ruolo (insegnanti che, inutile dirlo, scelgono i libri di testo anche per gli insegnanti supplenti, solitamente più giovani e inclini a utilizzare metodologie didattiche più al passo con i tempi).

Come si può ben comprendere, e come ben sanno gli insegnanti delle scuole Secondarie di Primo e Secondo Grado, la situazione non è migliore se prendiamo in esame le Antologie, i libri di Epica, i manuali di Storia e di Geografia. Analizzando specificatamente i manuali di Storia la situazione è forse ancora più critica. Discutere di storia antica, medievale, moderna o contemporanea non è assolutamente la stessa cosa, in quanto ogni epoca porta con sé problematiche particolari e inedite. Un antichista o un medievalista non possiede assolutamente le medesime competenze e conoscenze di un contemporaneista quando si deve discutere della Grande Guerra, così come un contemporaneista non possiede assolutamente le medesime competenze e conoscenze di un antichista quando si deve discutere della civiltà fenicia. Quando si leggono e si studiano i manuali di Storia si può osservare, abbastanza facilmente, quali sono i campi di studio principali degli autori, e quali, invece, sono quelli meno padroneggiati. Spesso, per questo motivo, mancano temi o considerazioni importanti, o per imperizia, o per l’appartenenza a determinati orientamenti politici/religiosi, o per la non precisa conoscenza dell’argomento trattato.

Non si vuole, comunque, affermare che gli autori dei manuali di Storia scrivano questi testi in maniera errata volontariamente ma che, molto più semplicemente, questi manuali potrebbero venire scritti in maniera decisamente più accurata se i vari argomenti fossero trattati da esperti dell’ambito. Questo permetterebbe agli alunni di comprendere meglio, con tutta probabilità, gli argomenti trattati, senza fraintendimenti e in maniera più costruttiva. Allo stesso modo, gli insegnanti eviterebbero di cadere in errori grossolani, in quanto non sono onniscienti e spesso devono affidarsi ciecamente, per quanto non conoscono, ai libri di testo utilizzati.

  • Nel 2001 il Council of Europe, a tal proposito, affermò: “Among its recommendations on the teaching history in twenty-first century Europe we find the following principles:
  • the need for stronger mutual understanding and confidence between peoples, particularly through a history teaching syllabus intended to eliminate prejudice and emphasising positive mutual influence between different countries, religions and ideas in the historical development of Europe;
  • reaffirming the educational and cultural dimensions of the major challenges in the Europe of tomorrow;
  • stressing that ideological falsification and manipulation of history are incompatible with the fundamental principles of the Council of Europe as defined in its Statute6.

Garantire che ogni epoca possa venir trattata da un esperto, quindi, migliorerebbe senz’altro la qualità sia del libro di testo, sia della didattica dell’insegnante, e si eviterebbero situazioni imbarazzanti, come quella che ha visto protagonista il libro di testoIncontra la Storia - Fatti e persone del medioevo7 (2018), scritto da Vittoria Calvani ed edito da Mondadori. Il capitolo relativo alla nascita e alla diffusione dell’Islam non solo è risultato colmo di grossolani errori, ma anche scritto in maniera tanto superficiale da urtare, giustamente, sia la sensibilità della comunità islamica italiana, sia l’orgoglio degli storici di professione. Per questi motivi il testo è stato ritirato dalla vendita e numerosi articoli sono apparsi su quotidiani e siti specializzati nell’arco di pochi giorni. Minando, e non poco, la credibilità della stessa casa editrice.