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Nel paragrafo precedente abbiamo constatato come scrivere un libro di testo sia un compito arduo e complicato, e che a causa di ciò gli autori tendono a perpetuare le medesime metodologie di insegnamento, sia per semplificare il lavoro di stesura, sia per venire incontro alle esigenze dei docenti titolari di cattedre. Gli autori di questi libri di testo, infatti, devono necessariamente tener conto dell’età media e della forma mentis degli insegnanti operativi nel triennio della Secondaria di Primo Grado e nel biennio/triennio della Secondaria di Secondo Grado. Gli insegnanti più giovani, per questo motivo, si trovano spesso costretti a utilizzare libri di testo, scelti in precedenza da altri, che mal si conciliano con le metodologie didattiche più innovative studiate presso le Università, o assimilate attraverso corsi o esperienze lavorative all’estero, in cui la componente digitale è sempre più presente.
Tutto ciò va a ricadere negativamente nella didattica, in quanto gli alunni della scuola italiana continuano a “subire” metodologie d’insegnamento in parte antiquate, non in linea con i più recenti standard europei e non solo, anche a causa di un deficit delle stesse strutture scolastiche. Nello studio “Digital Education at School in Europe - Report”, pubblicato nel 2019, l’Italia risulta in compagnia di Bulgaria e Ungheria quando si parla di investimenti in infrastrutture: “In many countries, investment in infrastructure is clearly indicated among the objectives of the digital education strategy. In some countries, investment in digital infrastructure is still an important need identified in relation to digital education and therefore a major focus of the strategy (e.g. in Bulgaria, Italy and Hungary)8.
Senza dover aspettare che lo Stato, e quindi il MIUR, porti le strutture scolastiche italiane al livello di quelle dei più avanzati stati europei, si potrebbe agire su un altro componente molto importante in ambito didattico, la cui qualità nell’arco degli ultimi decenni non è aumentato in maniera percepibile: il libro di testo. In maniera non invasiva, e anche piuttosto semplice, si potrebbe venire incontro sia alle esigenze degli insegnanti più attempati e consuetudinari, sia degli insegnanti più giovani, desiderosi di mettere in pratica le metodologie didattiche più recenti e innovative.

  • Dall’Encyclopédie, alla raccolta di saggi per arrivare ai libri di testo

Tra il 1751 e il 1772 Diderot e D'Alembert diressero i lavori che portarono al completamento della mastodontica opera letteraria nota come Encyclopédie, ma non scrissero di proprio pugno le oltre 60.000 voci che componevano tale ciclopico sforzo. Questo accadde non solo perché Diderot e D'Alembert non avevano il tempo materiale per farlo, ma anche perché non possedevano le conoscenze per discutere approfonditamente di ogni singolo argomento trattato. Specialisti di ogni ambito si occuparono di analizzare, in maniera corretta (per il tempo), le numerose singole voci.
La medesima metodologia sarà utilizzata nei decenni e nei secoli successivi da altre famose e rinomate opere, tra cui la “Cambridge Encyclopedia”. Le varie voci che compongono questa immensa opera sono compilate da studiosi di quella specifica materia. Questo modus operandi fa sì che la qualità dell’opera sia molto elevata, e che gli errori siano ridotti al minimo, se non inesistenti.
Anche le raccolte di saggi, molto utilizzate in ambito universitario, ripropongono la stessa metodologia. Eminenti studiosi curano delle raccolte in cui altri esperti discernono specifici argomenti. Prendiamo quale esempio l’opera “Dizionario dell’Occidente Medievale9, a cura di Jacques Le Goff e Jean-Claude Schmitt. I curatori hanno raccolto saggi scritti da altri eminenti medievalisti, ognuno competente in uno specifico campo. Nel primo volume, possiamo trovare il saggio “Alimentazione”, scritto da Massimo Montanari, Professore in “Storia dell'alimentazione10 presso l’Università di Bologna, oppure il saggio “Artigiani11, scritto da Philippe Braunstein, Professore presso le università di Bielefeld e Siena, e tra i massimi esperti mondiali della storia del lavoro nelle città in Francia, Germania e Italia durante il medioevo.
Questa metodologia editoriale, comune alle enciclopedie e alle raccolte di saggi, permette agli editori e ai curatori di offrire ai lettori un prodotto di elevata qualità, in cui gli errori sono ridotti al minimo. Magari non si potrà concordare al 100% su quanto viene affermato nell’opera, ma sicuramente non saranno presenti sbagli grossolani o infelici inesattezze (come, ad esempio, nel precedentemente citato libro di testo “Incontra la Storia - Fatti e persone del medioevo12, scritto da Vittoria Calvani ed edito da Mondadori).
Sfortunatamente i libri di testo non seguono questa linea editoriale, in quanto sono spesso realizzati da una, due o tre persone, le quali curano ogni aspetto degli stessi: i testi, gli esercizi, gli approfondimenti e via discorrendo. Questo porta necessariamente a una diminuzione della qualità del prodotto in quanto nessuno è onnisciente e ognuno ha dei punti di forza e di debolezza. C’è chi eccelle nello scrivere testi divulgativi, chi eccelle nell’inventare esercizi e chi eccelle nel creare approfondimenti accattivanti e interdisciplinari. Inoltre, ognuno di questi autori è specializzato in determinati settori: c’è chi è un esperto di storia Romana, c’è chi è esperto nella letteratura Rinascimentale, c’è chi è specializzato nella letteratura latina e via di questo passo.
Alla luce di ciò, sarebbe auspicabile che i libri di testo possano venire realizzati da équipe di studiosi, così da migliorare notevolmente la qualità complessiva del prodotto. Si tratta, posto così, più di un desiderio che di un’eventualità concreta, in quanto si porrebbero numerose problematicità: come scegliere gli studiosi? Come suddividere i capitoli da scrivere? Come dividersi i proventi del libro di testo? Come scegliere il curatore? Chi curerebbe gli approfondimenti? Gli scrittori potrebbero non essere in linea con le linee didattiche ministeriali, quindi chi li coadiuverebbe? Chi si occuperebbe di realizzare gli esercizi? E queste sono solo alcune delle criticità che potrebbero sorgere.
Queste criticità, però, potrebbero venire superate se le case editrici si spingessero oltre, valicando i limiti dell’editoria classica e spingendosi verso l’editoria digitale.

  • La nascita di un’editoria mista tradizionale - digitale

Abbiamo visto in precedenza come i libri di testo siano ancora oggi eccessivamente incatenati a metodologie didattiche antiquate, come molti insegnanti fatichino a slegarsi da queste metodologie, come le case editrici siano ancorate a un sistema editoriale vecchio stampo e, in ultimo, come gli insegnanti più giovani fatichino a trovare libri di testo in linea con le proprie innovative idee didattiche.
Le case editrici, sempre per questi motivi, non possono pubblicare libri di testo eccessivamente innovativi, perché potrebbero essere dei flop editoriali, non venendo scelti dagli insegnanti più tradizionalisti, e allo stesso tempo alcuni studiosi, interessati a pubblicare libri di testo di nuova generazione, per i medesimi motivi, potrebbero veder respinti i propri lavori perché non in linea con le linee editoriali italiane odierne. Insomma, è un cane che si morde la coda, come si suol dire. Una situazione da cui è difficile uscire.
Vi sarebbe, nonostante tutto, una soluzione in grado di accontentare gli uni e gli altri, in grado di non nuocere agli insegnanti più tradizionalisti e di supportare gli insegnanti più innovatori, e al contempo di non intaccare gli introiti delle case editrici (i libri di testo scolastici generano, in Italia, un fatturato di circa 600 milioni di Euro ogni anno!).
Sfruttando i più moderni e recenti strumenti di editoria online (nel prossimo paragrafo tratterò più dettagliatamente le modalità di pubblicazione), si potrebbe creare un sistema modulare per la creazione di libri di testo personalizzati, attraverso un processo editoriale “LEGO-like”.
Oggi chiunque può creare la propria playlist di musica preferita, attraverso iTunes, YouTube Music o Spotify, scegliendo tra milioni di canzoni, suddivise in centinaia di generi e sottogeneri, di migliaia di artisti. Lo stesso principio potrebbe essere utilizzato per creare un libro di testo scolastico. Le case editrici potrebbero mettere a disposizione diversi saggi per ogni argomento, scritti da diversi autori, e l’insegnante sceglierebbe quello che gradisce di più, in accordo con la propria didattica, con le proprie idee politiche/religiose e con le potenzialità delle classe.
Allo stesso modo, l’insegnante potrebbe inserire un certo numero di approfondimenti, secondo i propri desideri, e determinati esercizi, secondo le proprie preferenze: esercizi a completamento, esercizi di realtà, e via discorrendo.
L’insegnante, quindi, potrebbe assemblare il proprio libro di testo secondo le esigenze del momento, attingendo da un’elevata offerta di testi ed esercizi, tutti di alta qualità e scritti da specialisti del settore. L’insegnante, in conclusione, diventerebbe il curatore del testo scolastico, non un mero fruitore passivo.
La creazione di libri di testo modulari, inoltre, permetterebbe a esperti, ricercatori e professori di inserirsi nel mondo della didattica dedicata ai ragazzi tra i 10 e i 19 anni, normalmente snobbata o perché è un’istituzione chiusa ed autoreferenziale, in cui è difficile inserirsi, o perché la redazione di un libro di testo risulta un’attività eccessivamente dispendiosa in relazione al ritorno economico o di immagine. Creare dei brevi saggi, lunghi cinque, sei o sette pagine, invece, potrebbe attirare questi studiosi, in quanto con uno sforzo minimo farebbero conoscere il proprio nome al di fuori degli ambiti specialistici e, al medesimo tempo, nel caso i propri saggi fossero scelti da un buon numero docenti, potrebbero far guadagnare discrete somme di denaro.