Mentre tutte le fonderie stanno incontrando difficoltà più o meno marcate per passare ai 10nm FinFET, Stephen Breezy su SeekingAlpha pubblica un interessante articolo che prova a disvelare alcuni retroscena relativi a questo mercato.
Come abbiamo riportato a fine 2015, Intel ha deciso di allentare l’alleanza con Micron, al fine di avere "pochi maledetti dollari, ma subito" per aumentare la produzione di NAND Flash, mercato in rapida espansione. Questa scelta ha messo in difficoltà la dirigenza di Micron, il cui titolo in borsa è passato da 17$ a 11$ in 3 mesi circa, tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016. Secondo quanto riporta Breezy, Micron potrebbe finalmente rendere pan per focaccia ad Intel, ma descriviamo la situazione per gradi, così da non saltare nessun passaggio essenziale.
Nel “lontano” 2005 (“Era Prescott”) Intel era già conscia che il processo di miniaturizzazione sarebbe giunto ad un punto critico con le attuali tecnologie, così si mise a studiare l’utilizzo di altri materiali per la realizzazione dei transistor. Uno dei materiali presi in considerazione fu l’Indium Antimonide (Chalcogenide Technology) di cui Intel parlò in questo comunicato stampa, affermando: “Intel and QinetiQ researchers have jointly demonstrated an enhancement-mode transistor using indium antimonide (chemical symbol: InSb) to conduct electrical current. Transistors control the flow of information/electrical current inside a chip. The prototype transistor is much faster and consumes less power than previously announced transistors. Intel anticipates using this new material to complement silicon, further extending Moore’s Law […] The results of this research reinforce our confidence in being able to continue to follow Moore’s Law beyond 2015”.
Ad oggi ancora non si sa nulla di un possibile utilizzo pratico della "Chalcogenide Technology", ma in sé vuol dire poco. Anche l’utilizzo della tecnologia FinFET (Messa a punto presso l'Università di Berkley) fu effettivamente un fulmine a ciel sereno tra gli esperti: in molti sapevano che Intel l’avrebbe utilizzata, ma non si sapeva a partire da che nodo.
Ecco quindi che entra in gioco l’attività di ricerca di Breezy. Questi scopre che i brevetti per l’utilizzo di questa futuristica tecnologia sono stati fatti confluire in toto in Ovonyx, azienda satellite di Intel con compartecipazione maggioritaria di ECD. E qui c’è il colpo di scena obbligatorio: Ovonyx è stata acquistata da Micron, “per due penne ed una cannetta” (1.3 mld di dollari), dopo il fallimento di ECD (Energy Conversion Devices) nel 2012. A prima vista sembra che Intel si sia dimenticata di questa azienda, detentrice di brevetti di massimo interesse! Multinazionali del calibro di Microsoft si sono dimenticate di rinnovare i domini dei propri siti (Hotmail, ad esempio), quindi effettivamente potrebbe esserci stato un buco di gestione anche in questo caso.
Il fatto più divertente, comunque, rimane che la tecnologia in questione sarebbe basilare per i prossimi prodotti di punta di Intel, tra cui le NAND Flash 3DXPoint, gli SSD Optane e le prossime CPU, come spiega Breezy: “Intel's normal "tick-tock" cadence was not just interrupted - it has been destroyed. While TSMC and others prep their 10 nanometer products for imminent shipment, we know now that Intel's Coffee Lake product is still going to be produced at 14 nanometers when it ships in 2018. Tick-tock is now tick-tock-tock-tock with Broadwell, Skylake, Kaby Lake and now Coffee Lake all being produced at 14 nanometers over four years - an eternity in semiconducting”. Effettivamente, come mai i 14nm sono diventati un nodo quadriennale?
Si tratta però di una supposizione apocalittica, sebbene basata su fatti oggettivi. Intel potrebbe aver benissimo cestinato questa tecnologia in favore di altre. Chi può dirlo?
Da parte nostra, comunque, troviamo questa storia davvero accattivante, e chissà che non vi sia un fondo di verità ...