Intel pubblica i risultati relativi all'anno fiscale 2014, ed ancora una volta ci dimostra come gli utili conseguibili nel mercato PC siano spaventosamente alti in relazione ai pezzi venduti.

 

 

Con un fatturato pari a 55,9 mld di dollari, ed un margine lordo del 63,7%, Intel possiede attualmente un business decisamente remunerativo, sicuramente superiore anche a quello di Apple, la quale si deve accontentare di un margine lordo di appena il 40%, in media. Cosa significa questo? Che Intel vende i processori per PC e Server, il suo principale prodotto, a prezzi molto più elevati rispetto ai costi di produzione. E questo accade nonostante il mercato PC sia molto più ristretto, in termini prettamente numerici, rispetto a quello Mobile:  per il primo si parla di circa 300 milioni di PC venduti all'anno, per il secondo di circa 2,1 miliardi di terminali.

D'altra parte il mercato PC, nel corso degli anni, ha visto una diminuzione sempre più marcata nel numero dei contendenti, grazie soprattutto ad una politica di decimazione portata avanti dalla stessa Intel al fine di giungere ad una posizione di quasi monopolio (ma di questo non bisogna incolpare la casa di Santa Clara, in quanto è una prassi conosciuta da decenni in tutto il mondo, e di cui si sono servite moltre altre case, come ad esempio la FIAT in Italia). AMD è stata ridotta al lumicino, tenuta in vita giusto per evitare grane con l'Antitrust statunitense, al fine di potersi concentrare sul nuovo mercato di grido, quello Mobile.

Così, grazie al predominio nel mercato PC e Server x86, Intel ha potuto conseguire quegli utili poi utilizzabili per portare avanti la strategia dei Contra-Revenue, e che ha permesso la commercializzazione di ben 47 mln di SoC Atom per la produzione di altrettanti Tablet. Intel, in pratica, ha equipaggiato il 20% dei 300 milioni di Tablet commercializzati nel 2014. Questo risultato ha però avuto un costo: nel 2014 Intel ha speso circa 4,2 mld di dollari per “convincere” gli OEM ad equipaggiare i propri Tablet con i SoC Atom. Oltre un miliardo di dollari a trimestre. Se per altre case questa strategia sarebbe stata sicuramente suicida, per Intel si tratta solamente di una allegra trovata commerciale.

Non è tutto oro quello che luccica, però. Sebbene gli utili siano cresciuti del 6% rispetto al 2013, alcuni dati fanno comunque storcere il naso. La prima cosa che salta all'occhio è stata la volontà da parte di Intel di far probabilmente figurare le perdite derivate dai Contra Revenue nella divisione Mobile & Communications Group e gli utili nella divisione PC Client Group, come è possibile osservare dall'immagine qui di seguito (I tablet sono conteggiati sia nella divisione PC sia nella divisione Mobile).

 

 

Altra particolarità da segnalare è la continua riduzione della liquidità in cassa (Cash and Cash Equivalents), passata dai 5,67 mld del 2013 ai 2,57 mld di dollari del 2014 (nel 2012 erano addirittura 8,48 mld di dollari).

 

 

Terza particolarità è l'uso recente di Intel di comprare grossi stock delle proprie azioni (buy-back) per alzare i dividendi per azione, così da accontentare i propri grossi azionisti. Questa pratica, però, è anche la principale causa della costante diminuzione dei liquidi in cassa esplicitata poco sopra. V'è da notare, ancora, come il debito a breve termine sia aumentato cospicuamente nell'anno fiscale 2014.

 

Anno Cash and Cash Equivalents (mld di dollari) Short Term Debt (mln di dollari)
2008 3,35 102
2009 3,99 172
2010 5,50 38
2011 5,06 247
2012 8,48 312
2013 5,67 281
2014 2,57 1604

 

Alla luce di tutto ciò appare evidente come, sebbene i risultati di Intel siano in sé ottimi, restino comunque delle ombre da rischiarare. Per quanto tempo Intel potrà continuare in queste costose politiche?