Dopo aver parlato della possibilità di vedere cadere in mani cinesi una delle aziende statunitensi più importanti attive nel mercato informatico, la Fairchild Semiconductor, ora si prospetta un altro avvenimento epocale. Nonostante fino ad oggi Taiwan abbia sempre vietato l'utilizzo oltre i propri confini delle tecnologie più moderne sviluppate dalla aziende di casa, TSMC potrebbe ricevere il il nulla osta per realizzare una FAB allo stato dell'arte per i 16nm in Cina: “If realized, the planned investment, announced Dec. 7, would be the biggest ever by a Taiwanese company in the world's No. 2 economy. TSMC, the world's largest contract chipmaker, said the Nanjing plant will begin turning out 16nm chips made from 12-inch wafers in the second half of 2018”.
L'apertura di un impianto direttamente in Cina, e di tale importanza, potrebbe dare un eccellente boost di vendite a TSMC, in quanto i vantaggi sarebbero molteplici: minor costo di gestione (acqua, elettricità), minore costo di trasporto, nessun dazio doganale, minore costo della manodopera e, soprattutto, ingenti aiuti economici provenienti dal governo cinese.
Carlos Peng, analista presso la Fubon Securities, appoggia la visione pro-cinese dell'attuale CEO di TSMC, Morris Chang: “Building a plant in China at the moment is definitely a positive and smart move for TSMC, as it does not want competitors like Samsung and Intel to gain any market share from rising Chinese clients”.
Nel caso questa eventualità dovesse concretizzarsi, il costo di produzione con i nodi FinFET potrebbe abbassarsi più velocemente del previsto.