Il 5 settembre abbiamo segnalato come la principale agenzia di rating cinese abbia definito le azioni di Intel un investimento ad alto rischio, ed oggi alcune tra le principali agenzie di rating statunitensi affermano lo stesso.

 

 

S&P Capital IQ, BMO Capital Markets e la J.P. Morgan hanno rivisto al ribasso le aspettative per il prossimo trimestre, cosa tra l’altro preventivata dalla stessa Intel, come riportato nell’altra news, ma questo calo di fiducia verso l’azienda di Santa Clara potrebbe prolungarsi più del dovuto.  Il 9 ottobre le azioni Intel hanno raggiunto i 21.90 dollari per azione, ed oggi stanno viaggiando sulla linea dei 21.75 dollari. Sono risultati abbastanza preoccupanti, anche alla luce di quanto Intel ha mostrato recentemente all’IDF, Haswell in primis.

Evidentemente, secondo gli investitori, Intel non riesce più a garantire quel margine di sicurezza che fino ad oggi ha mostrato di mantenere: la storica partner Microsoft è in crisi nel mercato mobile, tanto che sta cercando il divorzio consensuale con Nokia, ARM è in perenne ascesa e, in ultimo, il recente prodotto di punta stenta a decollare. Sì, proprio quegli Ultrabook che un anno fa erano stati presentati in pompa magna. Se a questo aggiungiamo un calo vertiginoso delle vendite di PC, come è notizia recente, possiamo farci un quadro completo della situazione.

Dell, HP, ed altri grandi acquirenti OEM dovranno tagliare le proprie linee di Personal Computer, almeno in parte, e questo significa meno CPU vendute. Addirittura HP potrebbe scindersi in due società distinte, secondo alcuni analisti: una venderà hardware consumer, l’altra si dedicherà al mercato server e business, sulla scia di IBM. Se davvero dovesse accadere sarebbe un macigno sulla testa di Otellini. Il principale acquirente di CPU Xeon, il primo partner per Itanium, potrebbe issare bandiera bianca, con tutto quello che ne consegue per le casse di Intel.

Inoltre, l’impegno che la stessa Intel sta profondendo nello scalare le posizioni nel mercato Mobile potrebbe non bastare a risollevare queste previsioni, in quanto i primi veri risultati tangibili dovrebbero vedersi tra non meno di 18 mesi. Un’eternità, considerando come gli investitori (o speculatori?) agiscono: i dividendi, elevati, subito.

Intel sembra si stia trovando nella medesima situazione di AMD, quando nell’ormai lontano 2006 non riuscì a controbattere ai Core 2 Duo, sia in ambito consumer sia in ambito server. Oggi Intel deve fare i  conti con ARM: dovrà trovare qualcosa con cui rilanciare, o rischierà di trovarsi schiacciata nel solo, stagnante, mercato x86. Una soluzione potrebbe proprio essere quella di produrre come fonderia conto terzi i SoC ARM, ed Intel stessa non ha mai smentito questa futura possibilità.