Spinte dal successo di smartphone e tablet, Samsung, TSMC e Micron sommate controllano circa il 32% del mercato mondiale della produzione dei semiconduttori. Non male, considerando che tutte le case che fanno parte della Top10 controllano il 67% di tale mercato.
I valori sono stati normalizzati utilizzando quale metro di riferimento per i Wafer quelli da 200mm di diametro. In base a questa unità di misura, Samsung garantisce una produzione mensile di 1.9 mln di wafer, TSMC di 1.5 mln, mentre Micron/Elpida di 1.4 mln. A queste seguono Toshiba/San Disk, con 1.2 mln, e Hynix con 1 mln. Intel occupa la sesta posizione con poco meno di un milione di wafer mensili.
Secondo IC Insights, la compagnia di analisi che ha effettuato la ricerca, le compagnie più grandi (Top10) continueranno a crescere nella produzione e miglioreranno le tecnologie utilizzate, mentre le compagnie di medio livello (Top 20) cercheranno di mantenersi competitive occupando magari settori di nicchia ma comunque remunerativi. Un esempio ne è la fonderia TowerJazz, specializzata nella produzione di sensori CMOS con i PP da 180 e 130 nm (anche questi richiestissimi per smartphone e tablet).
Le fonderie minori, al contrario, è probabile che possano sparire in un breve lasso tempo dal mercato, in quanto incapaci di sostenere i notevoli costi di sviluppo necessari per mantenersi competitive. Ad esempio PowerChip, fino ad una decina di anni fa famosa per la produzione di chip DRAM economici, ha dovuto svendere la FAB P3 a GlobalFoundries per rimanere in attivo.
Nel prossimo futuro, quindi, i protagonisti di questo mercato saranno sempre meno numerosi, e sarà impossibile che qualcuno possa inserirvisi partendo da zero, come invece poteva accadere fino ad una decina di anni fa. Oggigiorno, la costruzione di una FAB ex-novo che produca a 28nm si aggira attorno ai 10mld di dollari. Inoltre, basta osservare quanto spenderà GlobalFoundries nei prossimi due anni per l'aggiornamento di una sola FAB per rendersi conto delle incredibili cifre in gioco.