I primi effetti della Brexit cominciano a farsi sentire, come da noi preannunciato, e l’interessamento ad ARM da parte di diversi fondi d’investimento e di aziende attive nel mercato IT ne è uno dei primi, importanti segnali. In questo caso è la giapponese Softbank a mettere sul piatto ben 30 mld di dollari (circa il 50% in più del valore di mercato) per l’acquisto di ARM Holdings. E giustamente il Consiglio d'Amministrazione preme affinché gli investitori accettino la generosa offerta.
Lo avevano preannunciato diverse settimane fa gli stessi nipponici che la Brexit sarebbe stata un bagno di sangue, tanto per gli inglese quanto per le aziende del sol levante: “Some of Japan’s biggest companies have warned that a victory for the Brexit campaign could have a negative impact on their investments in Britain". Toshiaki Higashihara, Presidente di Hitachi, aveva inoltre affermato riferendosi ad un impianto dell'azienda fatto costruire in Inghilterra: “We built the plant because Britain is part of the EU and we are considering expanding into the EU”. Ora che la Gran Bretagna non è più nella UE molte aziende si preparano al trasloco, mentre altre si preparano a far shopping delle pietre preziose di casa sfruttando la sterlina debole.
ARM, in questo momento, è uno dei grandi protagonisti del mondo IT internazionale, e una Gran Bretagna debole non potrà che favorire nel lungo periodo una sua perdita di importanza, a causa di un governo non più in grado di trattare ad un certo livello. Prima che qualche compagine cinese (come nel caso della Faichaild) si faccia avanti, Softbank vorrebbe portarsi a casa ARM, anche perché in giappone ARM sta diventando l’ISA principale tanto in ambito militare quanto della ricerca civile (Vedesi il caso Fujitsu).
Si tratta di una situazione che in Italia abbiamo già visto, quando l’inflazione galoppante della Lira tra gli anni ‘80 e ‘90 portò alla vendita di un gran numero di nostre aziende d’alto livello.