Pagine

I processori della famiglia Core modificarono pesantemente l’approccio dal punto di vista del marketing della casa di Santa Clara; punto focale della campagna pubblicitaria non sarebbero più stati i MHz, la potenza bruta, ma l’eccellente rapporto prestazioni/consumo, attraverso la creazione di un brand apposito, Centrino.

Con il passare dei mesi, in casa Intel si accorsero che sarebbe convenuto, in termini economici, produrre una CPU dal costo più contenuto, ma dalle prestazioni accettabili. In particolare, a causa soprattutto della decisa battaglia sul fronte dei prezzi applicata da AMD anche nel settore mobile (Athlon XP-M prima, Turion poi), Intel decise di voler realizzare una CPU con la stessa potenza di un Dothan (evoluzione di Banias), ma molto più economica da produrre. Dothan, infatti, aveva 2 MB di cache L2, la quale occupava buona parte del die. Serviva una CPU economica, con la cache ridotta al minimo e dal disegno molto semplice. La parola d’ordine che si impose fu: “Il maggior numero di Chip su singolo Wafer”.

 

Il Die di Dothan. La cache L2, nel verde, occupa buona parte della superficie.

 

E’ il periodo tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004 (si suppone) quando viene dato il via allo sviluppo di questa CPU, partendo da una base già solida, i processori a basso consumo A100 e A110. Per semplificare il più possibile il disegno fu scelta un’architettura In-Order, invece della più prestante Out-of-Order, utilizzata da tutte le altre CPU Intel. Questa scelta, secondo gli ingegneri Intel, non avrebbe colpito più di tanto le prestazioni in ambito SoHo (Small Office - Home Office), in quanto gli utenti solitamente svolgono un’attività alla volta. Idea, comunque, che si rivelerà sbagliata alla luce del futuro sviluppo hardware e software, grazie soprattutto alle scelte di AMD, la quale si spese per l’adozione dei 64-bit e di processori MultiCore in ambito consumer, favorendo l’adozione di Sistemi Operativi ottimizzati per il Multi Tasking.

 

Il Die di Silverthorne. Cache L2 nel verde. Occupa decisamente meno superficie rispetto a Dothan.


Il processore, secondo i piani commerciali originari, sarebbe dovuto essere utilizzato per dispositivi di piccole dimensioni, che non richiedevano una potenza di elaborazione elevata, così da massimizzarne il profitto. Sempre secondo gli studi interni di Intel, si sarebbero dovuti ricavare più di 2.500 chip per ogni wafer da 300mm con il processo produttivo da 45nm, prossimo al debutto. Per fare un confronto, dallo stesso wafer, ma con processo produttivo a 90nm, i Dothan realizzabili erano meno di 1.000.

Le ricerche continuarono per circa 3 anni, quando sul finire del 2006 si iniziarono ad utilizzare i primi prototipi,  coincidenza vuole proprio l’anno del boom degli smartphone, i quali avranno poi la propria consacrazione nel 2007, con la presentazione dell’iPhone di Apple. Questa svolta provocò un certo dibattito interno ad Intel che, sviluppando Atom, non aveva certo preventivato l’apertura di un tale remunerativo mercato. In molti articoli si vociferò dell’utilizzo di Atom sui terminali mobili di Apple, e sul suo utilizzo anche negli smartphone di altri produttori, ma le voci si placarono alla svelta: Atom era troppo avido di corrente e scaldava troppo per impensierire i SoC di quella che sarebbe diventata, qualche anno più tardi, la principale rivale di Intel: ARM. Così Intel si trovò costretta a giocare di marketing, come al solito, per cercare di guadagnare con Atom attraverso un altro prodotto nato dal cappello magico dei propri dipendenti. Non potendo inserire Atom su portatili da 400 o 500 euro, viste le valide alternative proposte da AMD, e non potendo utilizzarlo negli smartphone, Intel dovette inventarsi qualcosa di diverso ed accattivante.

 

Alcuni dei terminali MID su cui faceva affidamento Intel per conquistare il mercato nel 2007/2008. Chissà perché non c'è riuscita ...

 

Sul Blog della casa di Santa Clara si accennò, nel settembre del 2007, ad un nuovo misterioso terminale: “Some refer to these devices as a “mobile phone on steroids” or “miniature laptop” or “pocketable PC”. They aim to keep you connected to everything you need on the Internet: videos, photos and music as well as tapping into your essential work needs…like your Facebook account!”.

Ma di che terminale si trattava? Nessuno lo sapeva, anche perché la stessa Intel doveva ancora deciderne esattamente le caratteristiche: il concetto di NetBook fu esposto ufficialmente solo nel 2008. Otellini affermò pomposamente che Atom sarebbe stato utilizzato dal 70% dei PC al mondo entro il 2011. Un’affermazione che ricorda da vicino quella relativa ai più recenti Ultrabook. Le testate di settore presero fin troppo sul serio queste parole, e non mancarono titoli di un certo effetto: “Intel preps Atom for world domination”.