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Il sistema educativo italiano è in crisi, inutile girarci intorno, soprattutto a causa delle errate politiche di rinnovamento appoggiate congiuntamente da governi e sindacati. Attualmente l'età media degli insegnanti è la più elevata d'Europa (Key Data on Education in Europe 2012). Gli ultra cinquantenni sono quasi il 60% dell'intero corpo docente. Questa situazione non potrà migliorare in futuro, ed anzi è destinata a peggiorare. Chi è precario, e lo è da 20 o 30 anni, sarà assunto a tempo indeterminato, precludendo così alle giovani leve di far valere la propria freschezza culturale in un momento in cui ve ne sarebbe bisogno, considerate le riforme che si vogliono far diventare operative.

Tornando alla proposta di dotare le scuole Medie Inferiori e Medie Superiori di Tablet, questi saranno gestiti da persone che hanno cominciato a studiare su una macchina da scrivere. Potranno essere in grado di sfruttarli a dovere? La mia risposta è no.

Nel novembre del 2011 sono stato al Convegno Internazionale Erickson, dedicato alla didattica e all'editoria scolastica. Ho seguito alcuni Workshop, tra cui quello dedicato all'utilizzo delle LIM (Lavagne Interattive Multimediali), dove sono stati presentati alcuni libri sull'argomento. La qualità era imbarazzante, non tanto per quanto si trattava, quanto perché i temi trattati erano vecchi di una decina d'anni. Università e Centri di Ricerca stranieri (statunitensi, tedeschi, scandinavi) avevano trattato quei temi molti anni prima. Alla mia domanda se avessero mai sentito parlare dell'Eminent o di altri convegni internazionali mi risposero di no. Ho tristemente constatato che in Italia si fa ricerca didattica, spesso, senza confrontarsi con quello che avviene fuori dall'Italia stessa, ma non è colpa del Governo o delle istituzioni scolastiche.

Il professore, il ricercatore, o chi scrive questi libri, pensa di poter diventare un santone, un profeta, appoggiandosi sull'ignoranza media della popolazione italiana, ignoranza a cui non è immune neppure la maggior parte degli insegnanti. L'appoggiare l'utilizzo di tecnologie informatiche in una tale situazione, a qualsiasi livello (governativo, scolastico, ecc) è pura follia se prima non si riforma la base, cioè il Sistema Educativo.

A tal proposito, presso la  Scuola Professionale Commercio, Turismo e Servizi “Luigi Einaudi” di Bolzano, nel 2006, si è svolto un esperimento relativamente al Wiki Wiki Web, ma i risultati sono stati abbastanza scadenti. Nel saggio di “Le tecnologie della didattica” di Marco Caresia si afferma quanto segue: “A conclusione dell'esperienza si rileva quanto già osservato in studi analoghi: mentre la quasi totalità degli studenti ha sfruttato la possibilità di inserire propri contenuti, nessuno ha modificato il materiale creato dagli altri gruppi. Alcuni gruppi hanno lavorato bene con ricadute positive sia sulle competenze informatiche che su quelle linguistiche. Un altro gruppo, formato da ragazzi -più forti- a livello disciplinare, ma meno motivati, ha portato a termine soltanto un terzo della consegna. [...] gli studenti non si sono presi carico dei propri obiettivi d'apprendimento, non hanno revisionato il lavoro dei compagni e la produzione è apparsa limitata ai singoli gruppi. Soprattutto, non hanno identificato mancanze nella propria conoscenza o trovato vie per rendere gli argomenti rilevanti per gli altri, e neppure si è approfittato della disponibilità dei contenuti al di fuori dei tempi e dei luoghi della scuola. L'esperienza è stata comunque significativa perché ha effettivamente portato alla verbalizzazione degli argomenti disciplinari svolti, anche da parte di quelli studenti -più timidi- e riflessivi, e ha fatto nascere discussioni sui contenuti stessi, seppur limitate ai singoli gruppi piuttosto che estere al gruppo classe”.

Ognuno ha lavorato per sé, quasi nessuno ha avuto la voglia o il coraggio di intervenire nel lavoro altrui, e questo risultato è simile a quello che si è avuto in molti altri studi simili realizzati in Italia. L'informatizzazione senza un'adeguata preparazione è prettamente inutile. Tornando a Quintiliano, la scuola deve preparare il Cittadino, e questo è fattibile anche senza l'utilizzo invasivo di terminali informatici. O, se bisogna utilizzarli, almeno che si conoscano. in conclusione, Tablet, Internet e PC sono strumenti vuoti senza una preparazione Umanistica e Scientifica equiparata. Come afferma Luciano Galliani, Docente di Pedagogia Sperimentale all'Università di Padova, “occorre dissipare alcuni fraintendimenti purtroppo diffusi: […] che l'uso dei media causi automaticamente apprendimento, mentre in realtà sono i processi, cioè i modi di utilizzare i media a determinare i risultati dell'apprendimento; […] che un medium sia superiore ad un altro (quasi sempre il nuovo tecnologicamente rispetto al vecchio), mentre in realtà sono le modalità di strutturazione del programma e di interazione con l'allievo a causare una diversa qualità dell'istruzione”. Luigi Guerra, Direttore del Dipartimento di Scienze Dell’Educazione dell'Università di Bologna, completa il quadro: "è banale riscontrare che sul piano tecnico un’applicazione come, per esempio, Power Point, è sicuramente più avanzata come strumento/strategia di presentazione di un messaggio di quanto siano le strumentazioni che lo hanno preceduto: la lavagna luminosa, quella a fogli di carta, a pannello di plastica, a lastre d’ardesia e via retrocedendo fino alle superfici di pietra incise dai geroglifici egiziani. Sul piano tecnologico l’esito del confronto non è altrettanto scontato: forse è più avanzato invitare alla lavagna uno studente (o, meglio, un gruppo di studenti) a produrre autonomamente con il gesso. In altre parole, restando dentro all’esempio, l’innovazione tecnica, se non mette in discussione, bensì rinforza e rende incontestabile la tradizionale modalità trasmissiva del fare educazione, presenta ben poco in termini di novità pedagogica sostanziale. Il rischio, gattopardesco, è che la rutilanza del “nuovo” copra e giustifichi il permanere di un “vecchio” che altrimenti verrebbe giustamente spazzato via. E questa non può essere spacciata come innovazione tecnologica". In altre parole, è inutile immettere nuove tecnologie nella Didattica, se poi verranno utilizzate come quelle tradizionali.

Si torna, a questo punto, dove era cominciato questo paragrafo: ha senso digitalizzare la scuola italiana se il corpo docente, non per demeriti propri, non è in grado di supportare tale novità?