Nonostante fossi fisicamente distrutto, e l'invito di Samsung fosse giunto con appena una decade di preavviso, mi sono armato di tutta la buona volontà per seguire l'evento che, a mio avviso, avrebbe finalmente chiarito i propositi della casa coreana nei confronti della scuola italiana. Il viaggio andata-ritorno mi è costato la bellezza di 83 euro e una trasferta di 17 ore (per un'ora e mezza di conferenza), ma ne è valsa la pena.
Prima di cominciare a parlare delle tematiche che sono state trattate, vorrei psicologicamente calarvi nell'ambiente in cui l'incontro si è svolto. Appena giunto al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci, luogo in cui si sarebbe svolta la presentazione del progetto Smart School, subito ho notato, sedute su una panchina esterna l'entrata, un gruppetto di quattro bellissime (e fidanzate, avrei scoperto più tardi) ragazze in tailleur nero e tacchi alti. Il vecchio cliché della presentazione affollata di gnocche non si può evitare neppure quando si parla di scuola e bambini.
Accompagnato alla sala del convegno da Cristina Caricato, PR Samsung ed organizzatrice dell'evento, e da una hostess vestita di un abito bianco che lasciava ben poco all'immaginazione, giunsi al tavolino per l'accredito. Invece dei soliti opuscoli e depliant cartacei mi fu consegnata una penna USB nera, al che la mia reazione fu un soffocato: “Noooooooo!”. Cristina a quel punto mi chiese: “Ma non sei contento? Si risparmia carta, ed è tecnologica!”.
Sinceramente? No, non sono contento. Allo smartphone in mio possesso non avrei potuto collegarla, ed anche se avessi avuto un tablet mi sarebbe stato impossibile. Il notebook inoltre non l'avevo portato con me. Fortunatamente, prima di partire da casa, mi sono premunito di carta e penna, equipaggiamento minimo indispensabile per ogni buon giornalista. Difficilmente, infatti, avrei potuto prendere abbastanza appunti su qualche mmq di plastica nera.
Tavoletta d'argilla (2500 a.C.): portabile, batteria illimitata, touchscreen, pennino, water resistant, cover rigida e resistente agli urti. Unici due difetti, mancanza di connessione Internet e di Adobe Flash Player (ma questo'ultimo può essere considerato tale?).
Abbandonato il tavolino, ed entrato nella sala che avrebbe ospitato la conferenza, mi è tornato alla mente, del tutto involontariamente, il mitico Bluto di Animal House. Gli scuri alle finestre erano chiusi, una cinquantina di sedie di plastica trasparente e sinuose ben allineate erano disposte proprio davanti l'ingresso, di fronte al palco dotato di megaschermo, una musica di sottofondo tipica dei locali notturni (probabilmente lounge) creava atmosfera, luci soffuse facevano nascere alcuni giochi di ombre, qualche cameriere si affacciava dal buffet e le quattro ragazze che poco prima avevo visto all'esterno ora accompagnavano i nuovi arrivati ai propri posti (molti riservati). Sfregandomi le mani dissi tra me e me: “Quando comincia lo spogliarello!?”.
Sfortunatamente lo spettacolo che avrei osservato sarebbe stato meno interessante rispetto ad un bel burlesque.