Prima di cominciare a descrivere la visione di Samsung sull'argomento mi preme far presente al lettore che la Digitalizzazione della scuola, per il momento (fortunatamente, aggiungerei), è solo un'idea, un'idea tra le tante che non sono andate a buon fine. L'ultima, forse la più chiaccherata, fu all'inizio degli anni 2000 quella di utilizzare Second Life nelle Università e, perché no?, nelle scuole superiori.
Lasciando a Wikipedia (Eng, Ita) l'onere di spiegare cosa è Second Life, vorrei soffermarmi sulle speranze che ha acceso, al momento della propria comparsa, negli educatori e pedagogisti, nei professori ed insegnanti, negli analisti di mercato (quelli, stranamente, c'entrano sempre) e nei programmatori che pensarono di sfruttare questo rivoluzionario (?!) MMO per scopi didattici. L'estrema libertà di azione e la possibilità di interagire con chiunque solleticarono la mente di molti. Giovanni Biondi, lo stesso che adesso idolatra l'utilizzo dei Tablet a scuola, fu un fervente sostenitore di Second Life, e lo possiamo leggere nel suo libro “La scuola dopo le nuove tecnologie” (2007): “Second Life è una realtà virtuale che mette a disposizione “spazi” disegnati e progettati tenendo conto dei così detti “diorama”, utilizzati nei principali ambienti di simulazione. Mondi aperti alla Rete che consentono di accedere alle risorse informative del Web, ma che ne sono distanti per struttura. In questo caso, se il riferimento alle simulazioni già ampiamente utilizzato nella formazione dei piloti come degli astronauti o per scopi militari, può essere appropriato per definire l'ambiente nel quale si opera, la dimensione sociale dell'interazione offre certamente qualche cosa di più e di diverso. Ci troviamo in ambienti sociali dove, quindi, è possibile l'ambiente collaborativo, dove le attività sono al centro e dove è determinante il soggetto che appende rispetto all'oggetto. Un mondo immersivo, un mondo “sintetico” basato sul learning by doing, che al di là dell'esperienza di Second Life, che comunque nasce con altri obiettivi, dimostra come l'utilizzo delle ITC richieda, per poterne raccogliere la sfida e sfruttare le reali potenzialità, di andare oltre la scrittura, oltre il testo che inevitabilmente poi è destinato a tornare sulla carta, e intraprendere strade nuove.
Non è un caso che questi siano gli ambienti più familiari alla generazione dei digital native, che intrisi del loro mondo, totalmente bilingui, si scontrano col nero dell'ardesia, con il modello trasmissivo, espositivo della scuola” (La scuola dopo le nuove tecnologie, Giovanni Biondi, Apogeo, Milano, 2007, Pag. 65).
Anche altre personalità, come Rebecca Nelson, dell'Università di Harvard, (E' un modo per creare un senso di comunità fra gli studenti virtuali. Per farti sentire vicino il tuo compagno di banco, anche se magari si collega dalla Corea), come Charles Nesson, sempre dell'Università di Harvard (Gli allievi hanno mostrato una grande voglia di partecipare e mettersi in gioco, ma anche di aiutare, suggerendo nuovi modi per migliorare l'esperienza. C'è ancora strada da fare), o Richard Walton (La maggior parte delle persone che organizza corsi di lingue su Second Life pensa all'e-learning come qualcosa che non richieda partecipazione da parte dello studente. Uno studio passivo, fatto di materiale scaricato e test da compilare on-line. Ma in Second-life l'interazione umana avviene in tempo reale, permettendo di fare esperienza in prima persona. Che è il modo migliore, è noto, per imparare una lingua) tessero le lodi di questo mondo virtuale.
Second Life fu veramente una rivoluzione? No, per chi frequentava i forum di discussione tradizionali o giocava già online fu considerato una emerita cavolata fin dal principio (anche se ben altri epiteti sarebbero da utilizzare). Fu, come lo è oggi Facebook, un imbonitore di novizi del Web. Coloro che non hanno mai sfruttato Internet in maniera costruttiva vedono in questi “strumenti” (ed è un complimento chiamarli così) una nuova forma di comunicazione altamente avanzata, sfruttabile anche in ambito educativo. Eppure, ed i nostri affezionati lettori lo sanno, ancora oggi nulla ha potuto sostituire i vecchi, cari ed utilissimi Forum di discussione. Luoghi magari semplici e spogli, ma molto razionali e capaci di offrire tutto quello che serve per discutere: un ambiente razionale (categorie, thread, nidificazione dei messaggi), personalizzabile (firme, avatar) e capace di accogliere sia discussioni futili (come quelle che si vedono su Twitter o Facebook) sia discussioni molto articolate. Strumenti molto poco attrattivi dal punto di vista del marketing (phpBB è gratuito, vBulletin costa una ventina di dollari, inoltre non richiedono servizi aggiuntivi) per le grandi multinazionali, ma soprattutto anonimi per i così detti esperti che, seppur strapieni di lauree e master, sono abbagliati, al pari del semplice cittadino con la terza media, dalle luci sbrilluccicose delle campagne pubblicitarie.
Second Life, quasi del tutto abbandonato dopo un iniziale forte interessamento (vedesi Università di Torino), è ora alla deriva, finito nel dimenticatoio internettiano. Oggi, quegli stessi esperti che si lanciavano in sperticate lodi nei suoi confronti, decantano le meraviglie dei tablet e della digitalizzazione della scuola, come se Second Life non fosse mai esistito e non lo avessero mai appoggiato. Questo mi ha fatto tornare alla mente quanto affermava un mio amico ai tempi dell'Università a Bologna: “Io seguo la legge dei grandi numeri di Bernoulli: chiedo a tutte le ragazze che trovo carine di uscire per un appuntamento. Prima o poi qualcuna accetterà”. Oggi siamo nella medesima situazione con la scuola. Ogni 3 o 4 anni si appoggia una nuova teoria didattica. Prima o poi questi esperti ci azzeccheranno.