Pagine

OCZ Technology nasce nel 2002, con sede a San José (California), come produttore di memorie RAM ad alte prestazioni. Sono i tempi dei primi veri overclock selvaggi, grazie all'introduzione di piattaforme finalmente adatte ad essere spremute come si deve: stiamo parlando del Socket 462, per AMD, e del Socket 478, per Intel, eredi diretti del fortunato Socket 370, proprio quello che ha dato il via a tutto questo. In quegli anni salgono così alla ribalta presso il pubblico degli enthusiast, dopo aver agito quasi in un altro mondo, tanto erano sconosciuti, quegli overclocker che ancora oggi dominano la scena: Sami "Macci" Mäkinen, Peter “Shamino” Tan, Charles "Fugger" Wirth, e molti altri.

 

 

 

Nascono quindi case che si dedicano esclusivamente a prodotti studiati per gli overclocker e per gli utenti enthusiast. Quest'ultima categoria è quella a cui realmente puntano queste aziende, così da realizzare grandi numeri nelle vendite, e quindi buoni guadagni. Gli overclocker sono lo specchietto per le allodole, l'esca, affinché l'utente comune compri un prodotto sovrapprezzato, che spesso non sfrutterà mai realmente al 100%.

Esempio principe di questa mentalità da compratore ossessivo/compulsivo (quale è spesso l'utente enthusiast), sono le memorie RAM. Ancora oggi avere dei Timing poco più bassi della norma comporta un aumento incredibile della spesa per un paio di moduli di memoria. Bei tempi, per le case, quando c'era la corsa ai moduli dotati di chip Winbond BH-5/CH-6/UTT, Hynix D43/D5 e Samsung TCCC/TCCD. Il divario di prezzo, a parità di frequenza di base e capacità, tra un modulo standard con chip PowerChip od Elpida, ed uno dotato di chip Winbond o Samsung, era astronomico: il secondo poteva costare due o tre volte il primo!

OCZ addirittura tentò la sorte con memorie ECC ad alta frequenza, nel 2003, dopo l'introduzione dei processori FX51/FX53 di AMD su Socket 940, ma l'esperimento ebbe vita breve.

Con l'introduzione delle due piattaforme 462 e 478, e dell'ancora più fortunata piattaforma basata sul Socket 939, così come con la nascita di una clientela che non si fa remore ad acquistare componentistica a prezzi spropositati, nascono numerose aziende: Zalman (1999), EKWB (1999), Ybris Cooling (2001) e Sapphire Technology (2004), per citarne solo alcune. Altre case attive in mercati molto differenti (Embedded, Server, ecc), come Vantec (fondata nel 1994) o DFI (fondata nel 1981), entrano con grandi propositi nel mercato enthusiast. I più vecchietti, inoltre, si ricorderanno di Fluctus, un negozio online italiano che fece furore al tempo degli Athlon XP.

 

OCZ DDR Boster, un accessorio estremamente amato dai vecchi overclocker!

 

Altre case, prima attive in mercati professionali, si convertono al più remunerativo mercato dei moduli di memoria: Corsair, fondata nel 1994, entra nel mercato delle DRAM ad alte prestazioni nel 2002. Mushkin, anch'essa fondata nel 1994, entra nel medesimo mercato il medesimo anno di Corsair, e farà furore per quasi un lustro con le memorie delle serie Black e Red Line. Altre case che seguiranno questo iter saranno, tra le tante, GEIL (fondata nel 1993) e G.Skill (fondata nel 1989). L'asiatica PQI, fondata nel 1997, entra nel mercato delle DRAM ad alte prestazioni nel 2004, ma lo abbandonerà appena qualche anno dopo: con la scomparsa delle DDR, ed il successo delle DDR2, la pacchia finì molto velocemente, sia a causa di margini di guadagno sempre più risicati, sia a causa del sempre crescente numero di concorrenti, e quindi della difficoltà di reperire chip dalle buone prestazioni (chi vende di più, come sempre, ha la precedenza sulle forniture). Molte di queste case fecero marcia indietro, proprio come nel caso di PQI: oggi, infatti, produce moduli DDR3 solo di fascia Value.

OCZ, dopo aver cavalcato l'onda delle memorie DDR, invece di chiudersi in questo mercato dai margini ridottissimi, si lanciò in altri, proponendo componentistica e periferiche dall'ottimo rapporto qualità/prezzo: periferiche da gaming (che ho adorato!), dissipatori di fascia media ed alta (il Vendetta 2 occupa ancora un posto nel mio cuore) ed alimentatori di classe (il Powerstream da 420W lo possiedo ancora, pienamente funzionante dopo 10 anni).

Questa differenziazione fu comunque un palliativo, in quanto anche in questi mercati i concorrenti si presentarono numerosi e agguerriti. Le stesse case che prima si facevano guerra nel mercato delle DRAM, si lanciarono quasi simultaneamente nei medesimi nuovi mercati. Ad OCZ serviva un prodotto altamente remunerativo, ma al contempo di ampia diffusione per poter tornare ai vecchi fasti. La nascita degli SSD fu l'occasione perfetta!
OCZ, così, diventò il primo produttore di SSD consumer a buon prezzo, come ci spiega Tobias in questa intervista, ma la lotta che si sarebbe andata a consumare tra OCZ e le altre case che, inevitabilmente, fecero capolino anche in questo angolo di paradiso (per la casa statunitense), portò ad una ineluttabile conclusione: la bancarotta della stessa OCZ. L''aver introdotto SSD di fascia alta e dai margini elevati, come i RevoDrive, non è bastato a salvarla.

Giungiamo quindi ai giorni nostri, con una OCZ smembrata: la divisione PSU è andata a FirePower Technology, le altre divisioni a società ancora meno conosciute. La divisione Storage, quella di cui parleremo in questa intervista, e che ha preso il nome di OCZ Storage Solutions, è effettivamente la OCZ che conoscevamo, almeno in larga parte (dipendenti, brevetti, strutture). Toshiba, acquistandola per una miseria (appena 35 mln di dollari), è inutile negarlo, ha fatto un affare. L'azienda giapponese, infatti, si è portata a casa un pacchetto praticamente completo, in quanto ad OCZ mancava solamente il fornitore diretto di NAND Flash per produrre un SSD completamente home made. OCZ produceva tutto il resto da sé: Firmware, Software, CTRL. Quel fornitore di NAND Flash, oggi, OCZ l'ha trovato in Toshiba stessa.

 

Tobias Brinkmann, Vice President Global Marketing di OCZ

 

Come recentemente ha affermato SanDisk, vendere SSD che utilizzano le proprie memorie NAND Flash è molto più conveniente che non vendere le sole NAND Flash a terzi: “SanDisk's solid-state drive business offers higher profit margins than does sales of NAND chips to other manufacturers. It also makes the company less vulnerable to dramatic price swings that have historically plagued the memory chip industry”.

Toshiba, quindi, può oggi contare su un'arma davvero affilata, in quanto OCZ è una veterana del mercato degli SSD, ed il voler puntare principalmente ai mercati più remunerativi (SSD consumer di fascia alta, prosumer e Server) è una chiara indicazione di dove si vuole puntare: OCZ non sarà più quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Si volta, finalmente, pagina. Sarà nato un nuovo Re? Leggendo la nostra recensione del recente SSD OCZ Vertex 460, sembrerebbe proprio di sì.

 

Lo Z-Drive 4500, uno dei prodotti di punta di OCZ Storage Solutions