Digitimes, un paio di giorno addietro, ha affermato che Intel sarebbe in procinto di concedere in licenza alla cinese Spreadtrum l'ISA x86, al fine di poter avere un alleato in grado di fare concorrenza ai produttori di SoC ARM nella fascia bassa del mercato Mobile. L'attuale strategia dei Contra-Revenue non sta pagando minimamente, ed anzi si sta rivelando un salasso di proporzioni immani.

 

 

Nasce così l'esigenza di poter vendere SoC x86 a basso prezzo, ed in particolare SoC i più completi possibili dal punto di vista delle funzionalità integrate. Per questo obiettivo Intel sta collaborando con RockChip per i SoC “SoFIA” di fascia media e bassa, ma nel prossimo futuro potrebbe non bastare. MediaTek e Qualcomm stanno attaccando il mercato dei SoC ARM di fascia bassissima con prodotti dotati di modem 3G e 4G, e questo potrebbe nuovamente tagliare fuori Intel dal mercato che conta. Non va poi dimenticato che la stessa Intel ha affermato che vorrebbe evitare di prolungare l'utilizzo dei Contra-Revenue, e di allargare il loro utilizzo anche nel mercato degli Smartphone.

L'alleanza con Spreadtrum, quindi, dal punto di vista commerciale sarebbe eccellente, in quanto la casa di Santa Clara potrebbe contare su produttore in grado sia di integrare on-die i modem 3G e 4G in prodotti di fascia bassissima, sia di commercializzarli in gran numero, grazie alla stretta collaborazione di Spreadtrum con tutte le aziende operanti in Shenzhen, il più grande polo produttivo di terminali di fascia bassa in Cina. Sarà un caso che Intel abbia deciso di aprire proprio lì un gigantesco polo di ricerca?

Si giunge così alla nuova voce che circola per i mercati finanziari asiatici, e cioè che Intel potrebbe acquistare il 20% di Spreadtrum, per una cifra pari a 1.5 mld di dollari. Perché fare questo?

Perché Intel non può offrire tecnologie strategiche ad aziende indipendenti esterne agli Stati Uniti d'America, ma può farlo nel caso avesse delle imponenti quote di partecipazione. E questo è il caso. Inoltre, Intel potrà vendere i propri prodotti a basso costo, rimarchiandoli come Spreadtrum, pagando molte meno tasse rispetto a quelle che pagherebbe negli Stati Uniti.

Christopher Rolland, di FBR & Co, ha rilasciato delle interessanti dichiarazioni a Tiernan Ray di Barron's, relativamente agli escamotage che le aziende IT statunitensi stanno mettendo in pratica per evitare di pagare tasse troppo elevate. Apple, quindi, non sembra essere l'unica a cercare di tali soluzioni.

Negli USA l'aliquota marginale sul reddito delle aziende è del 40% (35% a livello federale e 5% circa a livello statale), la più alta al mondo, ma non solo. Le aziende statunitensi devono pagare le tasse anche sui profitti che ottengono attraverso le vendite nei paesi esteri. Come fare per ovviare a tale salasso?

La legge statunitense (così come quella di altri paesi, tra cui l'Italia), comunque, permette a queste aziende anche di non pagare un singolo centesimo, se si hanno dei buoni commercialisti ed avvocati, come nel caso di Amazon ed Apple: basta non rimpatriare quanto si è guadagnato! Solo quando tornato in patria questi soldi possono essere tassati, secondo la Legge. Per questo Amazon ha sede legale in Lussemburgo, ed Apple in Irlanda. Lì pagano le tasse, e lì parcheggiano i loro miliardi di dollari, finché non devono essere investiti da qualche altra parte (difficilmente negli Stati Uniti).

Una soluzione ancora più semplice di questa, e più duttile, sebbene un po' più costosa, è quella di acquistare almeno il 20% del valore delle aziende estere. Non solo queste aziende possono godere di base del fisco del paese dove hanno sede, ma nel caso queste vogliano investire negli USA avranno un trattamento di favore (come sempre accade, se un'azienda estera vuole investire nel proprio paese, si tende a favorirla economicamente). Alla casa madre basta spostare denaro nella controllata o consociata, per poi investire negli Stati Uniti attraverso quest'ultima.

Per questo motivo le acquisizioni o le alleanze delle grandi multinazionali che operano nel mondo IT si stanno moltiplicando, e siamo solo all'inizio.

Ora v'è solo una questione: Intel non starà forse giocando eccessivamente con il fuoco? Dare tutto questo Know-How ad un'azienda cinese, controllata per mezzo del Tsinghua Unigroup direttamente dal Partito Comunista, sarà un'operazione saggia?