Quando Advanced Micro Device aprì i battenti era una realtà veramente piccola, “un vaso di terracotta costretto a viaggiare in mezzo a tanti vasi di ferro” citando il Manzoni. Nel 1975 fece uscire il suo primo prodotto, l'Am2900, un circuito integrato dal discreto successo commerciale, ma il vero salto di qualità fu fatto grazie al reverse engineering dell'Intel 8080. Chiamato originariamente AM9080, fu presto riclassificato come 8080A dopo che AMD, nel 1976, riuscì a strappare la licenza di produzione ad Intel per l'allora astronomica cifra di 325.000 dollari (pari a circa 1,3 mln di dollari attuali).
L'inizio dei lavori a Sunnyvale, per la costruzione del quartier generale, con tutto il team AMD
Grazie a questo accordo AMD poté sviluppare delle versioni personalizzate dell'8080. L'8085 operante a 3 MHz, l'8086 a 8 MHz e l'8088, in grado di raggiungere l'incredibile frequenza di 10 MHz, la stessa del contemporaneo Intel 8086. Quest'ultimo processore AMD fu immesso in commercio nel 1979, l'anno del completamento della prima FAB di proprietà di AMD, quella di Austin, in Texas. E proprio grazie a questa Sanders poté finalmente giocare d'attacco nei confronti della grande rivale Intel, dopo un periodo di forte recessione dovuta alla crisi del greggio avvenuta a metà degli anni '70.
IBM quell'anno scelse l'8086 di Intel quale principale processore con cui equipaggiare i nuovi PC/AT, ma l'8088 di AMD sarebbe stato il rimpiazzo principale nel caso la casa di Santa Clara non fosse riuscita a consegnare il numero di chip richiesti. Così avvenne e questo permise ad AMD di ritagliarsi una posizione di certo rilievo nel mercato dei Personal Computer, lasciando alquanto contrariata Intel. Se da un lato questo successo avrebbe portato ad Intel comunque dei guadagni grazie alle royalties, dall'altro permise ad AMD di far crescere un grandioso reparto di Ricerca e Sviluppo. Così, se nel 1982 furono siglati gli accordi per la produzione su licenza dei processori 8086, 8088, 80186, 80188 e 80286, nel 1985 Intel si rifiutò di rinnovare tale accordo per il nuovo 80386. La piccola casa di Sunnyvale cominciava a far paura.
Questa decisione fu presa per vari motivi. AMD affinò sempre di più i prodotti avuti in licenza, limando frequenze e consumi, grazie anche all'ottima FAB posseduta. Mentre il 286 prodotto da Intel riusciva a raggiungere la frequenza di 8 MHz, quello prodotto da AMD si spinse fino ai 20 MHz. Uno schiaffo incredibile alla casa di Santa Clara, la quale dovette correre ai ripari con versioni più potenti per non perdere la faccia nei confronti dei clienti, i quali ormai non si limitavano più ad IBM. Compaq, Dell ed altre aziende cominciarono a commercializzare i così detti PC IBM Compatibili, e il poter avvalersi di CPU più potenti e meno costose di quelle Intel non fu cosa da poco.
A causa di questo Intel decise di lasciare a bocca asciutta AMD, costringendola a ricorrere nuovamente al reverse engineering per il 386. Questo processo portò via la bellezza di 5 anni ai laboratori di Sunnyvale, e costrinse Sanders a chiedere ai propri dipendenti di lavorare anche il sabato per velocizzare l'uscita dei nuovi prodotti. Proprio durante questo periodo, tra il 1985 e il 1990, il market share dei PC IBM Compatibili crebbe dal 55% all'84%, lasciando di fatto Intel in una posizione dominante. AMD cercò di correre ai ripari chiedendo un arbitrato alla Corte Federale ma il giudice affermò che, sebbene Intel si fosse comportata in modo moralmente scorretto, non era comunque obbligata a fornire in licenza i propri prodotti. Il giudice in conclusione acconsentì che AMD continuasse a vendere CPU x86, previo pagamento delle corrispettive royalties ad Intel.
Solo nel 1991 AMD fu in grado di presentare un prodotto in grado di rivaleggiare nuovamente con i processori Intel, l'Am386, frutto del reverse engineering sull'80386, ed in parte si prese una grossa rivincita. Ridisegnando la CPU Intel, i laboratori AMD crearono un piccolo mostro in grado dicompetere prestazionalmente anche con i più recenti 486SX. L'Am386DX riusciva a raggiungere i 40 MHz di frequenza, contro i 33 MHz massimi del 386 di Intel. Venduto ad un prezzo molto concorrenziale, l'Am386 divenne la prima vera CPU AMD caratterizzata da un eccellente rapporto prezzo/prestazioni, il che le consentì di essere venduta in milioni di esemplari. Nell'aprile del 1993 la testata britannica Computer Business Review scrisse: "Seaparately, Advanced Micro Devices Inc said it expects to sell some 8m to 10m Am386 chips in 1993, on par with the 9.5m sold last year. The company says that as well as launching an Am486 using Intel microcode, it still plans to go ahead with its clean version, which is due to be available in June, and production will be increased during the second half. It also says it has started work on developing an Am586 to compete with Intel Corp's forthcoming Pentium. We will introduce Intel-compatible parts first and then offer versions that feature proprietary architectural enhancements, the company says. One version of the Am586 chip will incorporate special features for portable computers". La caccia ad Intel era iniziata.