Con il Pentium II Intel decise di rimescolare le carte in tavola. AMD si era dimostrata brava a sfruttare i Socket ZIF messi a disposizione, ma come sarebbe potuta andare avanti con una piattaforma ormai morta, il Socket 7, non più supportato da Intel? A Santa Clara decisero una specie di embargo, precludendo a qualsiasi azienda che non fosse la stessa Intel lo sviluppo di CPU su Slot 1. Se avessero voluto concorrere con lei, AMD, Cyrix o chi altro avrebbe dovuto sviluppare una piattaforma propria. Erano finiti i tempi delle licenze facili.
Inoltre, visti i notevoli passi avanti compiuti da AMD, in Intel decisero di giocare la partita mettendo sul piatto qualcosa di sostanzioso. Presero la loro CPU di punta per il mercato Server e Workstation, il Pentium Pro, e lo rimodellarono per renderlo appetibile al mercato Consumer. Prima di tutto, per facilitare la sostituzione e il montaggio delle CPU, fu deciso di abbandonare il tipico socket ZIF in favore di un connettore a pettine, simile a quelli AGP e PCI. La CPU veniva saldata su un piccolo PCB, detto Single Edge Connector Cartridge (SECC), da inserire nello Slot 1.
Poiché il Pentium Pro si dimostrò eccessivamente costoso da produrre con il Pentium II Intel decise di scendere a qualche compromesso. La Cache L2, fino al Socket 7 compreso, era saldata sulla scheda madre. Le case madri decidevano quanta utilizzarne, se 256KB, 512KB o magari 1MB. Questo andava a inficiare direttamente le prestazioni delle CPU. Per evitare che soggetti terzi potessero avere un tale potere, e per incrementare al contempo le prestazioni delle CPU, Intel con il Pentium Pro decise di inserire la Cache L2, operante alla frequenza del CPU, direttamente nel Package della stessa. Questo comportò notevoli problemi di resa produttiva, cosa che poi andò ad influire direttamente sul prezzo di commercializzazione.
Preview di Klamath, primo core del Pentium II, su InfoWorld, ottobre 1996
La Cache di secondo livello, nel Pentium II, fu saldata sul modulo SECC, e per contenere i costi si decise che avrebbe operato a metà della frequenza della CPU. In secondo luogo, poiché il Pentium Pro nacque in anticipo per i tempi, privilegiando i 32 Bit in un mondo ancora pesantemente 16 Bit, si decise di potenziare le performance con il codice a 16 Bit. Windows 95, il principale sistema operativo dell'epoca, e molti software scritti per questo sfruttavano ancora i 16 Bit in ambito consumer e non solo. Come ciliegina sulla torta furono inserite le istruzioni MMX, ormai essenziali per i programmi multimediali.
AMD, con il K6, avrebbe dovuto reggere il passo di questo mostro di potenza, con un grave handicap, una piattaforma studiata nel lontano 1993/94. Come ha superato queste difficoltà la casa di Sunnyvale?