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Mentre Intel introduce nel mercato la nuova CPU 80486, AMD si trova costretta ad affrontare diverse traversie, come abbiamo scritto: mancato rinnovo delle licenze di produzione, guerre legali e impossibilità di sfruttare il successo dell'architettura x86 con gli ormai vecchi ed antiquati 286.

L'arrivo, ma soprattutto il successo, degli Am386 permette a Sanders e soci di cambiare tattica. AMD decide di realizzare processori ex-novo, abbandonando la strada fino ad ora utilizzata, l'ottimizzazione delle CPU Intel, evitando di dipendere da quest'ultima. Questo avrebbe comunque richiesto tempo,  almeno tre o quattro anni, quindi per un'ultima volta si sarebbe ricorso al reverse engenering. Obiettivo: carpire i segreti del 486.

Per mettere in pratica quanto si era prefissato Sanders giocò d'attacco sul campo della Ricerca e Sviluppo, ed in difesa nel campo giuridico, con una Intel davvero incarognita per il successo commerciale della rivale.

Nel 1993 AMD riuscì a completare la realizzazione dell'Am486, frutto delle ricerche sul 80486 di Intel, e le ottime prestazioni del nuovo nato permisero alla casa di Sunnyvale di giungere ad uno storico accordo con Compaq e Acer per la fornitura di CPU: i processori di AMD, rispetto a quelle Intel, fornivano circa il 20% di performance in più a parità di costo. Di tutto questo ringraziarono le casse della società, la quale vide gli utili annuali raddoppiare tra il 1990 e il 1994, passando da 1.053 mln a 2.134 mln di dollari. Nulla a che vedere con Intel comunque, capace nel 1994 di generare 10 mld di utili, cinque volte quelli di AMD.

 

La confezione Retail dell'Am5x86: "486 to Pentium level Performance!"

 

Grazie a tale budget AMD non perse tempo e cominciò subito lo studio della prima architettura Home Made, che verrà poi commercializzata sotto il nome di K5, nel 1996. Contemporaneamente AMD cercò di sfruttare al meglio quanto si trovava tra le mani: commercializzò CPU 486 sempre più potenti, come l'Am486DX4 nelle varianti a 100 e 120 MHz, ma soprattutto immise in commercio nel 1995 l'Am5x86, ultima evoluzione della piattaforma di classe 486 (Socket 3). Compatibile pin-to-pin con le schede madri 486, questa CPU permise a chi non avesse voluto passare alla più costosa piattaforma Pentium un buon upgrade. L'introduzione di una Cache maggiorata, pari a 16KB (contro gli 8KB dei Am486), e l'utilizzo di una frequenza di 133 MHz, e fino a 160MHz in overclock, permise all'Am5x86 di rivaleggiare in modo convincente con i Pentium a 75 Mhz (o 90 MHz se overcloccato), grazie anche a prezzi ridicolosamente bassi.  L'Am5x86 @133 MHz aveva un costo di 93 dollari per stock di 1000 pezzi nel novembre del 1994, contro quello di 849 dollari del Pentium 90 e di 995 dollari del Pentium 100. Grazie alle ottime performance, dopo qualche mese AMD cominciò a commercializzare tale CPU come Am5x86-P75. Il primo caso di Performance Rating nella storia dei processori.

Larry Hollatz, Vice President of AMD's Personal Computer Products Division, affermò: "The Am5X86 device provides true price/performance value to computer manufacturers who require fifth-generation performance. We can provide this value, along with fifth- generation performance, by utilizing AMD's sixth-generation manufacturing process". In effetti l'Am5x86 è stato davvero una svolta per AMD, un campione nel rapporto prestazioni/consumi, tanto che ancora oggi è utilizzato nei sistemi Embedded.

La commercializzazione di questa CPU spinse Intel a velocizzare l'uscita di nuove versioni del Pentium, così a giugno del 1995 giunse la versione a 133 MHz. Le altre versioni, vista la concorrenza di AMD, calarono vistosamente di prezzo, fino al dimezzamento dello stesso. La casa di Sunnyvale stava cominciando davvero ad essere un problema.